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I presunti messaggi subliminali di Gotti a Corvino

Io sinceramente non lo so se si stia combattendo una lotta intestina tra chi ha fatto il mercato e chi allena questa squadra. Onestamente, a naso, direi di no. Mi sembra che Gotti sia abbastanza equilibrato e sicuro di sé da poter dire le stesse cose in un faccia a faccia con il suo direttore.

Sembra chiara però una cosa: gli incastri non si incastrano. 

Io ho seguito il ragionamento di Gotti fino alla partita di Coppa Italia contro il Sassuolo, gara che consacrava il suo pensiero: 

Aveva già iniziato il campionato in Polonia, ma trovo che il suo livello di intensità sia ancora distante dallo standard che richiediamo per i nostri compiti. Ho la convinzione che questo ragazzo ci darà soddisfazioni, ha delle qualità, ma ci vorrà pazienza, bisogna aspettarlo e farlo crescere.

Queste parole Gotti le ha pronunciate in sala stampa alla vigilia di Inter-Lecce e si riferiva al polacco Marchwinski. In buona sostanza l'allenatore diceva che il fantasista non aveva ancora l'intensità di gioco che si richiede in Serie A: io da non allenatore intendo che non è arrivato al livello di impegno fisico, mentale e tattico che un giocatore mette in ogni azione di gioco, dunque della capacità di mantenere un'elevata velocità, energia e concentrazione durante tutto il match o in determinati momenti cruciali. E me le ritrovo alla grande queste parole nell'impegno di Coppa Italia contro il Sassuolo in cui Marchwinski sembrava Roberto Bolle con le scarpe da calcio.

Poi succede questo:

Il calcio ci sorprende perché ci sono situazioni che sembrano cristallizzate e poi cambiano in maniera repentina, così come la partita col Parma. Anche in queste situazioni individuali si accendono scintille che cambiano l'aspetto emotivo. Voglio prendermi tutte le cose positive che possono accadere anche in tempi brevissimi.

Cioè, Gotti alla vigilia di Udinese-Lecce parla ancora di Marchwinski modificando le motivazioni che lo spingono a non prenderlo in considerazione nemmeno per i 5 minuti di recupero: non è più questione di intensità ma di “scintilla”. Da intendere come luccichio. Shining. Che potrebbe essere anche drammatico e ansiogeno pensando al capolavoro di Stanley Kubrick.

Ma come potrebbe esserci una scintilla in un giocatore che è arrivato a Lecce con l'aurea del fantasista chemotifacciovedereio e poi è stato accantonato per 6 partite di campionato e bollato come non ancora pronto per giocare. Come si allena un calciatore che non respira nemmeno l'erbetta del corridoio a bordocampo durante le fasi del riscaldamento?

Tornando al discorso dei messaggi subliminali, quale miglior modo di bocciare un acquisto se non quello di metterlo in campo? Oltretutto, è vero che la partita del polacco contro il Sassuolo è stata incommentabile, ma è anche vero che quella squadra non aveva senso, non avevano mai giocato insieme, ed era la squadra dei reietti. E loro lo sapevano. 

A volte mi chiedo come giocherebbe Marchwinski in una squadra collaudata, nella squadra tipo, in un impegno di campionato e in un contesto che lo valorizzi. Stessa cosa vale per Pelmard ed Hasa. Davvero Hasa, che contro il Sassuolo non mi è dispiaciuto, non riuscirebbe a fare meglio o uguale rispetto alle pessime prestazioni dei giocatori alternati sulla fascia destra? E se la risposta è "si", farebbe peggio, la domanda sarebbe: e perché non ce lo fai vedere?

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