Il responsabile dell'area tecnica del Lecce Pantaleo Corvino ha concesso una lunga intervista apparsa nell'odierna edizione de Il Messaggero. Il dirigente giallorosso ha toccato vari temi, spaziando dalla sua carriera, alle plusvalenze generate, alla sua passione per l'arte moderna. Ecco cos'ha detto.
I leccesi sono contenti della sostenibilità del club?
Guardi, le dico solo che, negli ultimi tre anni di Serie A per 105 partite il Lecce è stato in zona salvezza. Chi ci ama ha il cuore nello zucchero.
E' il miglior direttore sportivo italiano?
Niente classifiche. Ognuno ha il suo stile e la sua strada. Io ho un percorso diverso dagli altri, ho cominciato dal marciapiede. Credo molto nell'importanza dei settori giovanili e i 14 titoli italiani che ho vinto mi hanno fatto sempre capire di essere sulla strada giusta.
Poi sono aperto alle esperienze estere anche a livello dirigenziale. Il calcio ormai è globalizzato. Quando ero a Firenze, ad esempio, mi sono fatto affiancare dallo spagnolo Macia e dal portoghese Freitsas.
Certo, a capo però ci deve essere uno che conosce la piazza e il campionato, perciò io mi sento orgoglioso di ciò che facciamo. Grazie al presidente Sticchi Damiani e alla società, qui si può lavorare bene.
Se ha mai fatto il conto delle plusvalenza
Mai. Lo farò quando smetto. Ogni mattina mi alzo pensando a come realizzarne altre.