Balthazar Pierret: il giramondo mancino con la costante voglia di progredire
Il racconto del percorso che il nuovo centrocampista giallorosso ha fatto per arrivare oggi nel Salento e in Serie A
Balthazar Jean Philippe Marie Pierret nasce a Cormeilles-en-Parisis (cittadina, non molto distante da Parigi, la quale ha dato i natali a sportivi come il cestista NBA Boris Diaw e attualmente ha fra i suoi concittadini l’ex velocista Stephane Diagana) il 15 Maggio 2000. Il padre, Stanislas, è una personalità importante del mondo culturale francese, in quanto è impiegato al Ministero per gli Affari Esteri francesi in qualità di consulente per l’operazione e l’azione culturale.
La madre, Carole Vantroys, è una scrittrice ed appassionata d’arte. Entrambi i genitori, proprio per la natura del loro lavoro, sono abituati a viaggiare e a vivere all’estero e quindi si muovono assieme ai figli (oltre a Balthazar hanno anche Casimir – il secondo, nato a un anno e mezzo di distanza dal primogenito – e Ondine, la più piccola, nata nel 2004) da una parte all’altra dell’Europa.
In una famiglia dove l’estro e il sentirsi liberi di dare sfogo al proprio talento sono prerogative rilevanti (tant’è vero che Casimir vuole fare l’attore e Ondine la musicista) non è difficile per Balthazar far trovare spazio alla sua passione: il calcio. Fin da piccolo, è incoraggiato in tale direzione dalla famiglia Pierret, soprattutto dal padre, il quale è convinto di poter dire che ‘ci aspettiamo che Balthazar diventi un grande giocatore di calcio’.
E la passione per il pallone si muove di pari passo con gli spostamenti della famiglia. Il suo è un percorso sportivo che affonda le radici e respira i sentori della Repubblica Ceca, dell’Ungheria, della Turchia e della Romania (ovvero tutte le nazioni in cui Stanislas diventa direttore dell’Istituto Francese di riferimento). Questa multietnicità indotta è un punto di forza per il modo di Balthazar di vedere il calcio, come ammetterà proprio lui qualche anno più tardi:
Ho la fortuna di aver conosciuto diversi paesi e culture durante la mia infanzia. Lo considero un punto di forza e una ricchezza. Per me è stato utile all'inizio della carriera, perché rispetto ad altri giocatori non avevo paura di andare all'estero, soprattutto nei paesi dell'Est, in campionati poco conosciuti… ho vissuto in molte nazioni a causa del lavoro di mio padre. Non ho viaggiato solo nei paesi dell'Est, abbiamo vissuto anche in Turchia. Durante la mia infanzia ho vissuto solo quattro anni in Francia, a Parigi, poi ho viaggiato molto. Ho iniziato a giocare a calcio in Turchia (al Besiktas, ndr) e poi ho continuato in ogni Paese in cui dovevo trasferirmi.
Ho scoperto modi diversi di vedere il calcio. Mi ha permesso di prendere contatti da ogni parte, di tenere ciò che era buono di un Paese e di mettere da parte ciò che non lo era. Mi ha aiutato molto anche con l'integrazione. Appena arrivo in qualche posto nuovo, dato che parlo diverse lingue, è molto semplice, mi sento molto a mio agio e mi integro molto facilmente, mentre per alcuni giocatori ammetto che possa essere un po' più complicato.