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In estate disse «se c'è da scrivere la storia, io ci sono», togliendosi di fatto dal mercato. Siete sulla buona strada, dopo un avvio complicato.  

«Esattamente, confermo quella frase. Stiamo lavorando partita per partita, custodiamo l'obiettivo a piccoli passi. Ora il nostro focus è sulla Lazio, dopodiché spostereremo l'attenzione sul Como. È così che si costruisce la missione prefissata». 

 

Quali corde sono riuscite a toccare Giampaolo per provocare una scossa così immediata? 
 

«Intanto ringrazio Gotti, con lui ci siamo trovati bene. Poi, per mille motivi, nel calcio le strade si possono dividere. Giampaolo è arrivato qui proponendo la sua idea di calcio, ha provato a inculcarci da subito la sua filosofia. E noi, allenamento dopo allenamento, cerchiamo di entrare sempre più nel suo gioco. È un allenatore che cerca di impostare il gioco dal basso e quindi responsabilizza ancor di più anche noi difensori con il pallone tra i piedi». 
 
 

 

Gli altri anni accanto ha avuto due top-player come Umtiti e Pongracic. C’è una cosa che si porta dietro di entrambi? 
 

«Diciamo che li ho aiutati a diventare grandi (ride, ndr). Io cerco sempre di apprendere, oltre che dal mio compagno di reparto, anche dagli altri. È la mia idea per migliorarsi nel quotidiano. Ho seguito Umtiti e Pongracic, ma lo stesso faccio con Gaspar e con chiunque mi giochi vicino o davanti». 
 
 

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