Fallimento Azzurri: perché la Primavera del Lecce è un bene e non un male
Tanto demonizzata, la Primavera del Lecce doveva essere un monito per i piani alti del calcio italiano
Il Lecce Primavera era il male assoluto? No, un monito
Il Lecce Primavera 2022-23 è stato considerato un esempio negativo, quasi un male da estirpare mettendo mano al regolamento. Come se Corvino avesse giocato sporco, riuscendo a sfruttare le falle di un sistema perfezionabile mettendo due paletti qua e là.
In realtà la squadra di Coppitelli, tirata in mezzo ancora oggi dopo un‘eliminazione contro la Svizzera, doveva essere un grande monito per il calcio italiano: una selezione di diciannovenni prelevati da tutte le parti del mondo aveva dapprima ribaltato le gerarchie in casa giallorossa e successivamente quelle di tutto il campionato U19.
Il Lecce aveva più di qualche italiano sia in quella celeberrima distinta sia nella rosa dei mesi prima. Moccia, Leone, Russo, Minerva e Borgo hanno alzato il trofeo, mentre altri ragazzi come Macrì, Oltremarini, Carrozzo e Scialanga avevano partecipato al progetto in precedenza.
L’U19 è passata dalla salvezza all’ultima giornata (2021-22) allo Scudetto (2022-23) per un semplice motivo: Corvino ha comprato stranieri che si sono rivelati più forti degli italiani. Meritocrazia e superiorità sul campo, che è il giudice supremo.
Anziché demonizzare il Lecce Primavera è necessario prendere atto che una selezione di diciannovenni prelevati da Romania, Albania, Danimarca e Svezia ha battuto il lavoro dei settori giovanili italiani; che dunque hanno evidenti lacune e vanno migliorati.