Fallimento Azzurri: perché la Primavera del Lecce è un bene e non un male
Tanto demonizzata, la Primavera del Lecce doveva essere un monito per i piani alti del calcio italiano
La storia si ripeterà?
Il Lecce, in questa stagione, ha dato spazio a diversi italiani del proprio settore giovanile come Pacia, Minerva e Agrimi, che si sono fatti rispettare. Corvino ha già acquistato due calciatori stranieri per la prossima stagione, con l’obiettivo di migliorare il tredicesimo posto della scorsa competizione e potenziare (in prospettiva) anche la Prima Squadra.
Se agli ordini di Scurto le new entry Pehlivanov e Ubani dovessero ribaltare le gerarchie, acquisendo la titolarità e riducendo il numero di italiani tra i titolari, le polemiche si potrebbero ripetere. Quindi si potrebbe ascoltare nuovamente che Corvino odia gli italiani ed il Lecce è un cattivo esempio.
La soluzione per il calcio italiano? Il Lecce è un esempio
Come ridurre il gap tra i giovani locali e quelli stranieri? Investendo su strutture e formatori. Il Lecce, dunque, è un esempio. La società di Sticchi Damiani e soci sta costruendo un centro sportivo di proprietà con i propri fondi. Un domani, i ragazzi salentini lavoreranno in un contesto adeguato e magari il gap rispetto agli stranieri si ridurrà.
Chiaramente, come la FIGC ben sa, servono i fondi per realizzare questi miglioramenti. Il Lecce è un esempio: dopo anni di lavoro serio, ha la possibilità di autofinanziare un’opera che farà bene al proprio settore giovanile.