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Quando il calcio perde l'anima

Quella di ieri sera non è stata una semplice partita di Serie A. È stata la fotografia impietosa di un calcio malato, incapace di fermarsi davanti alla morte, davanti al dolore. Il Lecce, distrutto dalla scomparsa improvvisa di Graziano Fiorita — fisioterapista, amico, uomo spogliatoio — ha chiesto a gran voce il rinvio della partita. Ha chiesto rispetto. Ha chiesto umanità.

La Lega Calcio ha risposto no. No inesorabile. No senza dignità. No senza cuore.

Il match è stato soltanto spostato di 48 ore, lasciando una ferita aperta in una squadra che ieri non aveva la testa, né il cuore, né le gambe per giocare. E mentre Graziano ancora non è tornato nella sua terra, tra la sua gente, il fischio d'inizio ha risuonato beffardo, condannando il calcio italiano all’ennesima figuraccia.

Il prepartita dei giallorossi è stato straziante e dignitoso: maglie nere con il nome di Graziano, un cerchio di uomini commossi, un silenzio che gridava più di qualsiasi protesta.

gaspar baschirotto danilo veiga

Lecce, cuore e dignità contro tutto e tutti

Nonostante il dolore, il Lecce ha onorato il campo e la memoria di Graziano Fiorita. Disposto con un 5-4-1 in fase di non possesso, con Pierotti a fare il quinto a destra e Karlsson che si abbassava sulla linea dei centrocampisti, il Lecce ha tenuto testa a un’Atalanta a tratti distratta.

I salentini hanno rischiato poco nel primo tempo e hanno trovato il vantaggio grazie a un rigore trasformato da Karlsson, assegnato dopo un tocco di mano di Hien su colpo di testa di Baschirotto.

In fase di costruzione si è notata una variazione importante: Mister Giampaolo ha scelto lanci diretti su Rebic, per evitare la pressione alta uomo contro uomo dei bergamaschi. Una scelta pragmatica, confermata anche dall'inserimento di Kaba per Helgason: più fisicità, meno qualità, ma era quello che serviva per combattere nel fango.

Il Lecce ha avuto anche la chance del raddoppio, clamorosamente sprecata da Pierotti a porta vuota, su assist di Coulibaly, per distacco il migliore in campo tra i salentini. 

Il pareggio dell'Atalanta è arrivato su rigore, procurato da una leggerezza difensiva di Karlsson su Cuadrado: conferma che lo svedese è un esterno offensivo puro e va protetto da compiti difensivi delicati.

karlsson atalanta lecce

Una protesta silenziosa che ha fatto rumore

Alla fine, il risultato conta poco. Conta che il Lecce ha dimostrato di essere solo, ma mai disposto a tradire i propri valori. Ha combattuto, ha sofferto, ha protestato in modo civile ma rumoroso, guadagnandosi il rispetto dell’Italia vera, quella che non si arrende al cinismo dei palazzi.
Graziano Fiorita resterà per sempre una bandiera, un simbolo, una ferita aperta.

Il Lecce, invece, continuerà a lottare, con il cuore in mano e con la fierezza di chi non piega la testa.
E mentre la Lega ha perso l’occasione di dimostrare umanità, il Lecce ha dato l'ennesima lezione di vita.

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