Ecco Luca Gotti: il 'Normal One' che riesce a far dare l'anima ai suoi calciatori
Il ritratto del nuovo allenatore del Lecce
Lo stile di gioco di Luca Gotti
A differenza di molti suoi omologhi, Gotti non si affida alla tanto discussa costruzione dal basso. La sua squadra perciò cerca raramente di impostare il gioco dalle retrovie e preferisce eludere le prime linee di pressione avversarie affidandosi spesso alla palla lunga. Quando il suo team è in fase di non possesso predilige, di fatto, lasciare il pallino del gioco in mano all'avversario, aumentando il pressing e l'aggressività quasi esclusivamente nella propria trequarti, col chiaro intento di recuperare palla in maniera rapida e creare più danni possibili in ripartenza, cogliendo sbilanciata la squadra avversaria. Gotti è però un abile ‘normalizzatore’ (non a caso è definito, da alcuni, il ‘Normal One’): l'allenatore di Adria non è solo altamente professionale e competente, ma anche calmo e dotato di grande equilibrio mentale. La sua vasta conoscenza culturale lo aiuta ulteriormente nel suo ruolo. Nelle sue esperienze pregresse, ha guidato con successo la propria compagine e guadagnato la fiducia dei suoi giocatori fornendo istruzioni chiare e concise. Si assicura che ogni giocatore sia nelle migliori condizioni per rendere al massimo.
Lo stile di gioco ‘alla Gotti’ vede alcune peculiarità comuni in tutte le sue esperienze pregresse del suo curriculum. In fase di possesso, la costruzione è diretta nella stragrande maggioranza dei casi, visto che predilige cercare subito il lancio diretto verso gli attaccanti, sia col portiere che con i difensori stessi, che salgono rapidamente per alzare la squadra. Gli esterni rivestono un ruolo importantissimo, poiché spesso tagliano dentro al campo formando una vera e propria diagonale per aprire le maglie avversarie. Quando la sfera giunge ai terminali offensivi, si cerca l'appoggio sull'esterno mentre le mezzali si inseriscono creando densità sulla trequarti e diverse soluzioni di passaggio. In alternativa gli esterni giungono sul fondo per andare al cross per la punta. La squadra di Gotti arriva spesso nei venti metri finali ma manca talvolta di lucidità per chiudere l'azione, proprio per il gran lavoro e dispendio di energie del centravanti, che parte spesso basso per andare ad attaccare la profondità. In fase di non possesso, invece, si schiera sempre con tutti i giocatori all’interno della propria metà campo, abbassando il baricentro in misura considerevole. Anche gli attaccanti ripiegano, cercando l'intercettazione delle linee di passaggio avversarie o comunque disturbando la manovra avversaria. Gli uomini a centrocampo si aprono per coprire quanto più campo possibile, esponendosi però al fraseggio avversario. Il pressing è moderato ma non soffocante. La difesa è prettamente in modalità uno contro uno, con uomo su uomo e non zona. In caso di recupero del pallone, Gotti fa dare il via subito al contropiede, sfruttando la velocità dei suoi attaccanti. Sia gli esterni sia la (o le) punta/e accompagnano la ripartenza veloce, sfruttando le proprie doti atletiche. Il resto della squadra, invece, non affonda mai l'intervento o il pressing, evitando in questo modo di si esporsi al contropiede avversario.