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FLAVIO COBOLLI

Originario di Firenze, ma romano di acquisizione e romanista fino al midollo (quasi in senso letterale: ha inciso sulla pelle la frase della fascia di capitano di Daniele De Rossi, “Sei tu l’unica mia sposa, sei tu l’unico mio Amor”), Cobolli inizia l’anno qualificandosi per la prima volta al primo turno degli Australian Open, dove sconfigge Nicolas Jarry e al secondo turno Kotov, per poi cadere sotto i colpi (e gli scatti guizzanti) dell’australiano De Minaur. La stagione sul cemento continua a riservare risultati importanti: a Miami entra per la prima volta nel tabellone principale di un Masters 1000 e batte Nishioka in rimonta; perde al secondo turno contro l’inglese Cameron Norrie. Sulla terra ha l’onore di affrontare il re Rafa a Barcellona, perdendo, mentre a Madrid raggiunge per la prima volta il terzo turno di un Masters 1000. Alla fine del Roland Garros, in cui viene eliminato dal danese Rune, raggiunge la cinquantesima posizione nel ranking: a inizio anno era persino fuori dai primi cento, precisamente centunesimo. La stagione sulla terra si conclude senza la partecipazione ai Giochi Olimpici

La breve parentesi su erba, che pur registra la sua prima vittoria su questa superficie, non è straordinaria; a Washington, sul cemento, centra la prima finale ATP in carriera; a stroncare i suoi sogni di gloria è Korda, padrone di casa e figlio d’arte (suo padre Petr raggiunse la seconda posizione come best ranking nel 1998). Sconfitto a Pechino da Medvedev, Cobolli raggiunge la trentesima posizione in classifica.

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