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Un campione che entusiasma

Perché Pogacar entusiasma, non calcola, attacca spesso e volentieri, ripudiando la pur nobile arte della difesa. Vince per manifesta superiorità ma lo fa dando spettacolo, emozionando quelle ali di folla accampate da diverse ore prima rispetto al suo passaggio, che attendono un giorno intero per urlare un “Alé Tadej" in quei pochi secondi in cui quella nuvola gialla vola sulla montagna, facendo il vuoto alle sue spalle. 

La rivalità con Vingegaard

Sembra quasi non far fatica, non lasciare trasparire la sofferenza tipica di una disciplina massacrante come il ciclismo. Si ama questo sport anche per scorgere la bellezza della sofferenza, dello spingere sé stessi e il proprio corpo oltre i propri limiti, per portare la bicicletta sulla vetta, possibilmente prima di tutti gli altri. Ecco, mettere le proprie ruote davanti a quelle di Pogacar appare ora impresa davvero ardua. Ci è riuscito solo un altro fuoriclasse, Jonas Vingegaard, vincitore del Tour nel 2022 e nel 2023, unico uomo capace di riprendere e sconfiggere lo sloveno in una tappa in salita nel corso dell'ultima Grande Boucle. 

La rinascita del danese

Ecco, su Vingegaard bisognerebbe aprire un capitolo a parte: un ragazzo che è l'emblema della resilienza e del coraggio. Appena tre mesi fa, dopo una brutta caduta nel giro dei Paesi Baschi, il campione danese era riverso su un lato, ai margini di una canalina in cemento, immobile e con il corpo martoriato dalle ferite. Il bollettino dei giorni successivi alla caduta era drammatico: frattura di una clavicola, diverse costole rotte, una contusione polmonare e un pneumotorace, la necessità del ricovero in terapia intensiva e di un successivo intervento. Si era temuto finanche per il prosieguo della sua carriera ad un certo punto, ma a tre mesi di distanza dal dramma ecco la rinascita

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