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Un esempio di tenacia

Vingegaard termina il Tour al secondo posto, alle spalle del marziano Pogacar, ma lo fa dimostrando una tenacia senza precedenti, mostrandosi con una mimica inedita rispetto a quella fredda e imperturbabile che lo aveva caratterizzato nelle imprese degli anni precedenti. Il suo volto non è più quello di una sfinge apparentemente immune alla fatica, come accaduto negli ultimi due Tour da lui vinti, questa volta il danese digrigna i denti, lascia trasparire le sue emozioni, piange, si emoziona e fa emozionare. 

Il “sole” Pogacar

Si arrende al solo Tadej, il re in giallo, il fenomeno del ciclismo mondiale. In primavera, dopo la vittoria della Liegi-Bastogne-Liegi, uno dei suoi avversari, il danese Mattias Skjelmose, aveva descritto perfettamente cosa significasse correre contro di lui, con una frase laconica ed emblematica: “Se ti avvicini troppo al sole ti bruci”. Lo aveva detto dopo essere andato fuori giri, nel vano tentativo di inseguire lo sloveno dopo uno dei suoi brucianti attacchi, finendo per saltare gambe all'aria ed arrivare al traguardo con un distacco abissale. 

Simbolo di una generazione

Pogacar, nel corso di tutto il Tour, ha corso solo e soltanto per vincere, fino all'ultimo, senza regalare nulla a nessuno, onorando la corsa fino al punto di correre rischi finanche inutili. Come nella discesa percorsa a tutta nella crono finale di Nizza, con il solo obiettivo di mettere il sigillo a un'impresa che era già abbondantemente blindata. Ma Tadej è questo, molto semplicemente il corridore più entusiasmante di una generazione di fenomeni, un alieno destinato a riscrivere i record e a portare in auge uno sport nobile e unico come il ciclismo.  

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