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Una lama gialla che taglia due ali di folla. Alle spalle il vuoto, secondi su secondi a separare il padrone della corsa dai suoi avversari. 

La doppietta

Tadej Pogacar ha scritto una delle pagine più incredibili della storia dello sport, perché ridurre il tutto al ciclismo sarebbe riduttivo. Il fenomeno sloveno, che a settembre compirà 26 anni, ha completato la doppietta Giro d'Italia-Tour de France nello stesso anno come non avveniva dal 1998, quando a riuscirci fu Marco Pantani. Era il suo obiettivo stagionale e lo ha centrato: dopo una primavera da cacciatore di classiche, si è presentato ai grandi giri tirato a lucido. Prima dominatore al Giro, poi al Tour. 

Inavvicinabile

Quando la strada si inerpica non ce n'è per nessuno. Tadej si alza sui pedali e fa il vuoto. Inevitabilmente. Inesorabilmente. Si potrebbero elencare i numeri spaventosi delle sue performance, ma si finirebbe poi per distaccarsi dall'aspetto epico dell'impresa e ridurre tutto a watt e indicatori di potenza. E' sufficiente però sapere nell'ultimo Tour de France lo sloveno ha fatto registrare la migliore prestazione di sempre mai fatta segnare da un uomo in salita. 

Uomo dei record

Pogacar ha stracciato record su record, ha collezionato numeri e statistiche scomodano la storia. Ha sostituito il suo nome aggiornando primati vecchi di diversi decenni e il parallelismo con il cannibale, Eddy Merckx, inizia a non essere più un'iperbole. L'impressione è che con lui si stia aprendo una nuova stagione del ciclismo e sembra quasi un controsenso. I domini, infatti, sono noiosi per antonomasia. Ma con il principe sloveno è tutta un'altra musica. 

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