Baschirotto: "Nel calcio la tecnica non basta. Scaricavo maiali? Mi è stato d'aiuto"
Il difensore del Lecce al magazine Men's Health: "Nessuno credeva in me. Ora sono in Serie A. Perchè? Forse sono intervenute delle forze esterne"
Chi non ci credeva?
Molti: sono passato attraverso alcune delusioni. A 13 anni sono stato scartato dal Chievo, a 18 la Cremonese mi ha mandato via. Ne ho passate tante ed è difficile dire perché. Forse pensavano che non fossi ancora pronto, e magari non lo ero davvero.
Forse sono intervenute delle forze esterne. Forse si erano semplicemente sbagliati. Ma ognuno di quegli stop è stato una leva per farmi forza e ripartire: sapevo qual era la mia strada e sapevo che seguendola avrei trovato il mio traguardo.
Lontano da casa, da giovanissimo, non deve essere stato facile. Sincero, non hai mai avuto un momento di scoramento?
Più di uno. È stato pesante, a Cremona vivevo in una stanza del seminario... Però ho sempre avuto la forza per trasformare quei momenti di down in momenti di up: mi ripetevo che lo stavo facendo per un domani, per me, per i miei sogni.
Ti ha aiutato qualcuno? Uno psicologo, un mental coach?
Sono sempre stato il mental coach di me stesso... Per fortuna avevo chi mi stava vicino: la mia famiglia, il mio procuratore Guido Gallovich. Abbiamo fatto la gavetta insieme: lavora con me ancora oggi. È una figura fondamentale per la mia carriera: sul piano umano prima ancora che su quello sportivo.