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"Sono ancora considerato tra i 20 talenti olandesi. Da lì sono andato in Belgio e poi sono tornato in Olanda. Successivamente ho giocato nella serie B francese che è un livello davvero molto alto. Spesso avevamo un pubblico di 50.000 persone. Ho anche segnato nei play off per andare in Serie A. Quando è iniziato il Covid sono andato in Svizzera e poi in Slovenia e in Serbia in serie A.

Il Prato mi ha contattato, ma non se ne fece niente. Il mio sogno era quello di giocare con la Stella Rossa ed il Partisan. Una volta realizzatolo, ho pensato di andare all'estero per vivere un'esperienza diversa.

Ed in effetti arriva in Italia, nella Nocerina in serie D, dove realizza cinque gol. Da lì si sposta a giocare nel Renate, in serie C. Cominciano ad arrivare le telefonate di mister Ragno e, dopo, un anno, Marko accetta il trasferimento a Nardò.

Amiamo moltissimo questa città, al punto che pensiamo, come famiglia, di restare a vivere qui. Nostra figlia è felicissima qui. Preferiamo la vita al Sud. Ci troviamo bene. La gente è calda e accogliente. Ci sembra di essere a casa. Ho ricevuto altre offerte economicamente più vantaggiose, ma ho scelto di stare qui."

Quali sono i tuoi piani per il futuro?

Voglio continuare a giocare a calcio. Mi sento davvero molto bene. Mi sono sempre allenato ed ho uno stile di vita salutare. Mi diverte ancora giocare e allenarmi. Certo, non sono un tipico calciatore. Mi sono interessato anche di altro. Mi attira il mondo immobiliare. Ho studiato economia. Dopo il calcio potrei diversificare i miei interessi. Mercato immobiliare, ad esempio, ma potrei anche aiutare i giocatori stranieri ad adattarsi in Italia. Sono stato anche molto oculato con i miei guadagni. Non ho mai ambito ad avere macchine lussuose o orologi costosi.

Quante lingue parli?

Sei lingue. Serbo e olandese, le mie lingue, poi inglese, tedesco, francese e italiano. Quando sarà terminata la mia carriera calcistica vorrei trovare il modo di utilizzare queste mie capacità. In Italia trovo che troppo poca gente parli inglese.

Cosa ti colpisce del Salento, in particolare, che non hai riscontrato nelle altre tue esperienze?

"Tutti mangiate pasta e bresaola il giorno della partita. Negli altri paesi europei, nel mondo dello sport c'è una grandissima attenzione all'alimentazione. In Italia siete un po' fermi in questo. Si mangia benissimo, ma non è una dieta adatta all'agonismo.

Un'altra cosa che mi ha colpito è che negli altri paesi non si va mai in ritiro, come si fa qui, ad esempio. Nonostante queste piccole cose, siamo davvero contenti di essere qui."

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