Krstovic e la sindrome di Nacho Piatti
L'attaccante montenegrino al centro delle polemiche dopo Lecce-Parma. Il club lo ha protetto, ma lui avrà imparato la lezione?
Krstovic è il contrario. Nella sua testa risuona il “faccio gol, faccio gol, faccio gol”. Poi non lo fa, ma i motivi sono diversi e non tutti riconducibili a sue mancanze.
Nikolino è un attaccante completo. Forse uno dei più completi della serie A, perché con le sue caratteristiche lega perfettamente il gioco della squadra, corre tantissimo, pressa, tiene palla, difende bene. Magari per il modo di giocare della sua squadra spende troppe energie fisiche o anche mentali e poi arriva annebbiato sotto porta. Deve imparare a gestirsi, a gestire i momenti e a gestire gli attimi. Quando sei davanti al portiere devi avere la capacità di pensare in fretta: la passo? Tiro? Mi smarco? Pallonetto? Cosa è meglio fare? Per farlo devi essere lucido. Gli è mancata questa lucidità.
Essere altruisti non è meno virile di far gol, anzi è un merito, un vanto, una medaglia al petto. Il gioco di squadra si chiama così proprio perché si gioca con i compagni. Bisogna capire solo quando è bene farlo e quando no.
Lo scorso anno, quando Gotti arrivò a Lecce disse qualcosa del genere:
Dobbiamo imparare a giocare insieme.
Ve lo ricordate? L'egoismo era sempre il leit motiv della stagione. E sistemato quello, sistemato il dialogo tra le due punte di allora, sempre Krstovic e Piccoli, la squadra ha cominciato a girare. Oggi il tema si ripropone e sempre Krstovic ne è il protagonista.
La batosta di Lecce-Parma però riecheggia nella sua testa. Siamo sicuri che ha funzionato più di un antibiotico e oggi un po' di quella sindrome di Nacho Piatti è passata.
Magari questa sera riscriverà la sua storia personale. Passerà un pallone che qualcuno poserà in rete. E tutta questa storia sarà solo un piccolo intoppo di questa stagione.
In ciabatte nel locale
(Andiamo a comandare)
Sboccio acqua minerale…Andiamo a comandare
Andiamo a comandare