Un tifoso del Lecce scrive a Guendouzi: "Provocatore e vittima allo stato puro"
Ancora non si placano le polemiche relative al lancio di una pietra verso i giocatori della Lazio dopo il gol di Marusic
La lettera integrale del tifoso
Caro signor Matteo Guendouzi, ieri sera ero a Lecce, in tribuna est, nel settore quasi attiguo a quello dei tifosi ospiti, ad assistere alla partita assieme alla mia famiglia. Così come ci prendevano in giro i suoi tifosi, siamo dei "meridionali nomadi". Per poter lavorare e mettere su famiglia e vivere una vita dignitosa, infatti, ci siamo dovuti trasferire a 1.200 km di distanza. Qualcosa ci accomuna, come vede, anche lei infatti è un nomade, nonostante il suo peregrinare in giro per l'Europa sia accompagnato da fama, gloria e una vita super agiata, a differenza della nostra.
Questo, però, tradotto lei di un professionista, dovrebbe rivestirlo di ben precisa responsabilità, in particolar modo verso tutto il mondo che lo segue e che fa sì che lei, assieme ai suoi colleghi, possa vivere la sua esistenza terrena in un modo così privilegiato . Fra coloro che seguono questo meraviglioso sport, le ricordo che ci sono donne, ragazzi/ee bambini. Infatti la mia famiglia, come tante altre presenti in quel preciso settore dello Stadio "Via del Mare" ieri sera, era composta appunto da me, mia moglie, mia figlia quattordicenne e mio figlio di nove anni.
Quest' ultimo peraltro, vive di calcio, gioca a calcio, pensa al calcio dalla mattina alla sera, sotto tutte le sue forme: per strada, a scuola, raccogliendo le figurine, a scuola calcio, a terra con delle biglie, al mini calcio balilla e chi più ne ha più ne metta. Non ultimo tifando i colori giallorossi, delle sue origini, seppur nato e cresciuto a 1.200 km di distanza dagli stessi. Ebbene, tutto questo mio lungo prologo è per dirle, in tutta franchezza, che sarà puro diventato un calciatore professionista, ricco e famoso, che avrà sì raggiunto il suo sogno da bambino, ma che ieri sera HA DATO UN PESSIMO ESEMPIO a tutti i presenti di sé stesso e purtroppo della categoria di privilegiati alla quale appartiene.
Seppur formato da tanti professionisti stimati e stimabili. In occasione del 2-1 siglato dalla sua squadra a pochi minuti dal termine, infatti, è stato scorrettissimo nei riguardi di noi tifosi della tribuna est. Mentre correva a festeggiare verso i suoi di tifosi, attigui a noi, ci guardava con ghigno beffardo e, del tutto gratuitamente, si toccava più volte le parti intime, rivolgendo il suo pessimo gesto a noi. Ciò purtroppo riscaldava gli animi e portava erroneamente alcuni tifosi a lanciare oggetti all'interno del terreno di gioco, a lei direzionati. Comportamento ovviamente non giustificabile.
Ma vogliamo parlare del suo? Vogliamo parlare dell'esempio che ha dato a dei tifosi che molto tranquillamente stavano sostenendo i colori del loro cuore? Fra i quali ripetuto: donne, ragazzi e bambini. Come se non bastasse poi, con una bassezza raccapricciante, raccoglieva un piccolo oggetto da terra e correva a mostrarlo al direttore di gara, attestandosi a vittima assoluta di quel gesto (il lancio di oggetti, ripetuto non giustificabile) da lei gratuitamente provocata,con il suddetto gesto inqualificabile, ripetuto per altre più volte.
Credo che un vero professionista, come avrebbe dovuto essere lei, dover prestare molta attenzione ai suoi gesti e alle sue parole. Ma, evidentemente, professionista nell'animo non lo è ancora e di strada dovrà percorrerne ancora tanta in questo senso. Mi auguro che lei lo possa fare al più presto ed essere da esempio ed una persona maturazione non solo con una sfera fra i piedi ma anche in situazioni del genere. Anche perché il valore di uno sportivo e di una persona in generale, si misura più che da come gestisce le sconfitte, da come si comporta nelle vittorie. Mi auguro di cuore che le immagini televisive rendono giustizia a quanto da me riportato. Buone feste campione a metà!