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 Quale aspetto del suo lavoro è più complicato?

«Lavoriamo in modo ossessivo per garantire l’uniformità dell’applicazione delle regole. Abbiamo idee e strategie. E i risultati sono ottimi nonostante la provenienza da ogni nazione europea dei singoli arbitri: la competenza della mia squadra, i seminari e l’accademia arbitrale della Uefa sono la chiave».

 

È vero che in Italia si danno rigori che in campo internazionale non si fischiano?
 

«Posso solo dire che per noi il rigore è qualcosa di serio: che comporta una chiara azione fallosa commessa dal difensore».

 

Torniamo ancora al tempo effettivo: la serie A è distante dalla Champions, il messaggio più letto.
 

«Non è così: basta guardare gli ultimi dati. La Serie A si è avvicinata alla media della Champions negli ultimi anni . Gianluca Rocchi lavora nella nostra direzione, il confronto è continuo...».

Quali qualità deve avere un “suo” arbitro?
 

«Un atleta al top che decide, sempre, in campo, con grande personalità, conoscenza totale del calcio: la Var non si aspetta, è solo un aiuto».

 

Quanti sono gli arbitri decisionisti e di personalità?
 

«Ci sono. E non solo i senatori: stanno crescendo giovani all’altezza».

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