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La settimana si è conclusa in anticipo, purtroppo senza una sorpresa e con un’altra sconfitta incredibile, sia per come è arrivata che per le sue proporzioni.

Il finale della partita contro il Parma, ormai vinta e poi pareggiata in due minuti, ha lasciato evidenti strascichi mentali. Fino al 93', dopo le sfide contro Cagliari, Torino e lo stesso Parma, il Lecce sembrava aver trovato una direzione, se non tattica, almeno comportamentale e di fiducia. Tuttavia, dopo aver subito tre gol in cinque minuti contro il Milan, la squadra ha fatto dieci passi indietro e ora dovrà recuperare.

Nonostante tutto, la prestazione contro i rossoneri non è stata del tutto negativa, anzi, è stata dignitosa: il Lecce era ben organizzato e, quando possibile, cercava di attaccare, arrivando anche alla conclusione. Apriamo una parentesi: fin dai primi minuti di gioco, abbiamo avuto l’impressione di un arbitraggio a senso unico (e non a favore del Lecce). Mentre il Milan faticava a trovare soluzioni per scardinare l'attenta fase difensiva ideata da Gotti, l’arbitro ha offerto un aiutino: prima ammonendo Baschirotto per una spallata che, dalle immagini, sembrava regolare; poi non fischiando un fallo netto su Gallo e, sul ribaltamento di fronte, regalando una punizione a Leao, che avrebbe dovuto essere al contrario per fallo del milanista su Dorgu.

La punizione regalata e…

Da quella punizione regalata sono iniziati i cinque minuti da incubo, in cui il Lecce ha subito tre gol senza neanche comprendere come e perché. Questa è la nota dolente: lo smarrimento e lo scoramento dopo il primo gol, sicuramente immeritato, che ha mandato in tilt tutta la squadra. Si sono perse le distanze, si sono tentate giocate ed anticipi avventati, e alla fine sono arrivati altri due gol. Per fortuna è suonato il gong.

Il Lecce ha un serio problema mentale da risolvere, oltre a difficoltà nella fase offensiva, ma sappiamo che questi problemi si risolvono con i risultati. Come arrivare ai risultati? Semplicemente facendo le cose basilari: scegliere un sistema di gioco, identificare interpreti fissi, senza stravolgimenti, e scendere in campo. In parole povere, è necessario dare certezze ai calciatori. Questo è esattamente ciò che fece Gotti la scorsa stagione, quando subentrò a D'Aversa: pochi concetti, semplici ed elementari, facilmente comprensibili per tutti, e arrivarono i risultati.

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