Lo stato di salute del calcio italiano dopo Italia-Spagna
Dopo una sconfitta pesante non tanto nei numeri quanto nella prestazione come quella di ieri sera, si torna a parlare del movimento calcistico italiano. Ma la situazione è così tragica?
La situazione dei giovani in Italia
Tralasciando l'argomento squadre di club e parlando della Nazionale italiana, ci si sorprende di come un adolescente come Yamal giochi da protagonista un Europeo nella Roja, dunque non una nazionale qualunque.
Ma il problema in Italia non è la mancanza di talento. Di talento nel nostro paese ce n'è, ed anche in abbondanza. La dimostrazione di ciò è il successo delle Nazionali giovanili italiane.
Quest'anno, ad esempio, la Nazionale Under 17 ha vinto l'Europeo con un Camarda protagonista battendo con un sonoro tre a zero il Portogallo.
L'Under 21 ha invece battuto la Francia nel torneo Maurice Revello conquistando un buon terzo posto.
L'anno scorso invece, l'Europeo lo ha conquistato l'Under 19 di capitan Faticanti ancora contro il Portogallo, battendo in semifinale i pari età della Spagna.
L'Under 20 invece, al mondiale di categoria, dopo una grande cavalcata ha perso in finale contro l'Uruguay, fermata solo dal gol avversario nel finale di partita.
Insomma, il talento in Italia c'è, ma non gli si dà la possibilità di esprimersi e sbagliare con i grandi.
Mentre Pedri e Gavi sono rispettivamente alla loro quarta e terza stagione da titolari nel Barcellona a 21 e 19 anni, da noi il fenomeno del momento è Calafiori che a 22 anni ha alle spalle una sola stagione da titolare.
Se in Spagna Nico Williams a 21 anni è protagonista a Bilbao da quattro stagioni, da noi Pafundi deve andare in Svizzera per giocare titolare, nonostante uno come Mancini lo abbia convocato in Nazionale maggiore nemmeno maggiorenne.
I paragoni per Pafundi si sprecano. C'è chi ci vede sprazzi di Leo Messi. C'è chi lo vede troppo forte per i pari età. Ma alla fine in Serie A ha giocato solo pochi sprazzi di qualche partita.
E Yamal? Per lui già una stagione da titolare a 16 anni, mentre in Italia ci si emoziona per i cinque minuti giocati in quello che gli americani chiamerebbero “garbage time” di una partita già vinta, per poi essere rispedito in Primavera.
Mentre negli altri paesi a 21 o 22 anni i calciatori hanno già alle spalle due o tre anni di esperienza tra i grandi, da noi bisogna fare la trafila primavera, Serie C, Serie B, squadra-salvezza e poi, forse, la chiamata di una squadra importante, perdendo anni importanti della loro carriera.
Ovviamente, non tutti i giovani sono dei talenti fulgidi come Yamal, Musiala o Bellingham, dunque sarebbe scorretto lanciare un giocatore solo perchè giovane, ma in Italia c'è questa tendenza a preferire l'usato sicuro senza dare l'opportunità a chi è talentuoso di esprimersi ad alti livelli.
In Italia sono poche le squadre che lanciano talenti senza paura, squadre che devono fare del settore giovanile uno degli asset principale per progredire. Squadre della zona bassa della classifica come il Lecce, con i vari Dorgu, Berisha e Gonzalez. L'Empoli con Parisi, Baldanzi e Fazzini. O anche il Verona con Terracciano e Zaccagni.