Gomis a 360°: "La mia vita tra alcool e droghe. Parlai con SSD e mi disse..."
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La sua intervista a OCW Sport
Nel podcast OCW Talk è intervenuto l'ex portiere del Lecce Lys Gomis. L'estremo difensore senegalese è uno dei quattro fratelli Gomis che di ruolo fanno tutti il portiere. Durante la puntata ha parlato della sua esperienza con la dipendenza da droghe e alcool, raccontando anche un aneddoto su un confronto con Saverio Sticchi Damiani.
La perdita del padre e la mancanza di stimoli
Io ho perso mio padre quando giocavo a Frosinone. Con lui parlavamo sempre di calcio e, una volta che è venuto a mancare, è come se si fosse spenta la scintilla e non volessi giocare a calcio. A Lecce ho fatto fatica e anche quando sono andato a Frosinone questa cosa mi pesava. A Teramo prima mi sono strappato e dopo sei mesi di stop, alla sesta partita da titolare mi sono rotto il tendine rotuleo. Da lì ho detto basta.
L'inizio del periodo da alcolista
Quando ho subito il secondo infortunio (al tendine rotuleo, ndr) complice anche il covid ho iniziato a bere, anche perchè a parte la mia cerchia di amici stretti non volevo parlare con nessuno dei miei problemi. Quella del bere era diventata una dipendenza, io mi svegliavo perchè volevo bere. Ho fatto tre anni così, senza accorgermi che stavo uccidendo chi stava di fianco a me. Mi svegliavo perchè stavo male, ma quando bevevo era come se mi passava tutto, ma dopo poche ore stavo di nuovo male e avevo di nuovo bisogno di bere. Era come un circolo vizioso
Completo disinteresse per la vita
Dopo sono passato alle sostanze stupefacenti, in particolar modo la cocaina. Pensavo di poter reggere tutto, cocaina e alcool. Una mattina però mi sono svegliato con attacchi di panico e lì ho pensato davvero che queste dipendenze erano diventate un problema. Nel periodo in cui ero dipendente mi ero completamente disinteressato della vita: non me ne fregava del calcio o della vita in generale, rimanevo dentro casa chiuso da solo.
Un difficile rapporto con famiglia e amici
Ho litigato con tutti i miei amici più stretti e con i miei familiari. A distanza di anni capisco anche il perchè: loro volevano aiutarmi ma di fronte trovavano un muro e non volevo essere aiutato in nessun modo. Non sono mai arrivato alle mani, ma loro mi dicevano le cose e io non le accettavo, anche se la mia vita era diventata quasi una “menzogna”, perchè ogni mattina dovevo svegliarmi e giustificarmi con loro su quello che avevo fatto la sera prima.
Le persone che nel mondo del calcio gli hanno dato una mano
Nel mondo del calcio devo ringraziare soprattutto: Perin, Padelli e Samuele Longo. Loro mi sono stati molto vicino in quei momenti. Ho avuto la fortuna di capire da solo quando era diventato un problema: quando sono andato volontariamente al SERT per parlare con dei professionisti, la dottoressa non mi ha dato alcun medicinale, altrimenti mi avrebbero aggravato la situazione.
Questo mi ha fatto capire che ero ancora lucido mentalmente e sono andato subito al centro Narconon (per recupero tossicodipendenti), dove ho recuperato senza usare farmaci.
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La paura di farsi vedere in giro a fare festa
In quel periodo avevo 30 anni. Ero diventato padre da due anni, perchè quando mio padre morì la mia ex compagna rimase in cinta. I primi mesi la bambina stava con la madre e io giocavo, e quindi la vivevo poco, fino a quando non abbiamo iniziato a interagire.
Quando stavo a Lecce la mia famiglia stava a Cuneo con la bambina: all'inizio mi concedevo qualche serata, ma dopo ho iniziato a isolarmi, anche perchè avevo paura che mi riconoscessero. Molte volte mandavo qualche conoscente a prendermi le birre al bar o al supermercato.
Le prime esperienze con droghe e alcool
Quando ho finito di giocare sono tornato a frequentare chi abitava nelle case popolari, perchè io vengo da quell'ambiente lì. C'era gente che aveva problemi di debiti di droga, o non riusciva a pagare le bollette, e io gli davo una mano. Tra le persone che vivevano in quell'ambiente molti fumavano canne, si facevano di cocaina, mentre io bevevo e basta. In quel periodo ho provato per la prima volta direttamente la cocaina: avevo bevuto, ero ubriaco, ho fatto la prima sniffata e sono stato benissimo, tanto che quando sono tornato a casa nessuno mi ha scoperto.
Secondo me lì è stata la fine: perchè ho visto che non facevo male a nessuno, non avevo problemi economici e in più mi ero creata una cerchia di amici solo per paura di rimanere solo, anche se poi erano diventati miei amici solo perchè potevo ripagargli i debiti, ma allo stesso tempo condividevamo questa dipendenza, al punto che non mi facevano sentire sbagliato.
Un rapporto difficile con la figlia
Ho iniziato a capire che era diventato un problema durante una serata di Natale in famiglia. Vedevo mia figlia, che in quel momento aveva 6-7 anni, divertirsi, ero contento per lei, ma non riuscivo a esprimere le mie emozioni. Se i primi due anni con lei non sono stato presente perchè giocavo, ho iniziato il mio declino quando lei ne aveva 5. In quel momento ho iniziato a divorziare con mia moglie, perchè non volevo che mi vedesse in quelle condizioni, e quindi passavo anche diverse notti fuori di casa.
Dopo quel natale mi ricordo che mi sono messo a piangere da solo: la prima persona che ho chiamato è stato mio cugino, al quale ho spiegato tutto. L'unico pensiero mio in quel momento era farmi fuori per togliere problemi a chi mi conosceva. Ero diventato un problema perchè la notte la passavo a bere e la mattina dovevo accompagnare mia figlia a scuola. Intanto mia madre sapeva tutto perchè chi passava le notti con me poi lo andava a spifferare in giro. Stavo infangando il nome della mia famiglia.