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Al netto di una prestazione sottotono, un po' troppo impacciata da parte del Lecce, quello che è successo al via del Mare contro l'Udinese ha del delirante.

Partiamo dall'inizio: Lecce ed Udinese si affrontano nell'anticipo del venerdì, entrambe arrivano da risultati positivi ma i salentini partono piano, non perchè lo vogliano, il motivo è che non riescono a trovare misure e distanze all'Udinese che ha sempre un tempo di gioco di vantaggio, costringe i giallorossi a correre senza costrutto e riesce a palleggiare con semplicità anche se non si rende pericolosa.


Giampaolo si sbraccia vistosamente dalla panchina cercando di indicare i movimenti giusti da fare sia in fase di non possesso che in quella di possesso, in quest'ultima il pallone tra i piedi dei suoi sembra una palla magica ingovernabile. Il tecnico salentino ha dovuto fare a meno di Helgason all'ultimo minuto e aveva una doppia scelta per sostituirlo, tra due calciatori appena rientrati da varie vicissitudini legate ad infortunio: Rafia e Berisha. 
 

Probabilmente per entrambi era necessario attendere almeno un'altra settimana per averli in condizione ed hanno fatto staffetta (un tempo a testa) prima il tunisino e si reggeva a malapena in piedi, poi l'albanese che dopo 15' dall'ingresso in campo era già con le mani sui fianchi. Potrebbe essere stata la mancanza di Helgason ad incidere così tanto sul gioco del Lecce? Domanda legittima alla quale non abbiamo risposta ma soltanto sensazioni: secondo noi si. Affrontare una squadra come l'Udinese con un uomo in meno vuol dire tanto.


In ogni caso la partita scorreva tra tanti “vorrei ma non posso” da entrambe le parti: i friulani volevano rendersi pericolosi, i giallorossi trovare il bandolo della matassa per uscire dal limbo. Mentre le due formazioni cercavano ognuna il suo “perchè” accade il delirio. Di onnipotenza.

L’episodio shock 

Il preludio è il seguente: la palla saltellava amabilmente nell'area giallorossa, andava verso l'esterno, nella circostanza era Jean che la aiutava ad uscire e, nel mentre la calciava, Sandi Lovric, austriaco-sloveno figlio di Martin, di ruolo centrocampista, contrariato, cercava da dietro di metterci il piedino; nel tentativo di compiere il mirabile e corretto gesto tecnico incornava il braccio del francese difensore del Lecce, rovinando poi al suolo e rimanendoci come fosse agonizzante. Jean non sbraccia, non colpisce, sta correndo e si vede tamponare dall'avversario. Bonacina da Lecco era lì, vedeva tutto, faceva cenno di continuare a giocare che quello era un normalissimo contatto, il braccio di Gaby Jean era in dinamica corretta, compatibile con quella di un essere umano che sta correndo. In pratica aveva valutato che non ci fosse alcun fallo. 
 

Poi viene richiamato dal VAR e concede il rigore.
L'Udinese con Lucca trasforma, i friulani vanno in vantaggio ma da lì e fino alla fine non riescono più a rendersi pericolosi. Giampaolo le prova tutte ma non è serata, probabilmente senza quel rigore la partita si sarebbe potuta concludere a reti inviolate tra due squadre che nella fattispecie hanno fatto della fase difensiva il loro punto di forza. Lo 0-0 sarebbe stato il risultato più giusto.

Il “delirio” vero e proprio, di cui parlavamo prima, però doveva ancora compiersi; infatti ben lontano da Lecce, dalla partita e dal terreno di gioco, nella sala VAR c'era Marco Guida da Torre Annunziata, arbitro internazionale la cui parola evidentemente è legge. Dopo essersi convinto, non si capisce bene di cosa, decide di richiamare al monitor il giovane Bonacina e  lo guida con paterna competenza verso il disastro. Si, il disastro perchè non solo lo “costringe” all'errore facendogli fischiare il rigore in un'azione che dal campo il Bonacina stesso aveva visto perfettamente e non aveva reputato da massima punizione, ma da quel momento in poi lo getta nelle fauci di uno stadio imbufalito per il torto subito e il giovane di Lecco se ne va allegramente nel pallone. 

 

jean udinese rigore
Jean in azione 

Non espelle un calciatore dell'Udinese, già ammonito, reo di aver commesso un fallo da giallo e non concede un rigore a favore del Lecce per un intervento su Coulibaly, simile a quello che in un primo momento (non) aveva concesso all'Udinese nel primo tempo. Guida nel frattempo era sicuramente a bere un the caldo e non interveniva. In sintesi sbaglia tanto, non riesce più a farsi rispettare e la partita oltre al Lecce, l'ottimo Guida, la fa perdere anche a lui.

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