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La fase di non possesso

Questa articolata, più a parole che nei fatti, manovra di costruzione, si riflette sia negativamente sia positivamente in fase di non possesso, dove il Monza si schiera con un 5-2-3. I due esterni di centrocampo, in fase di non possesso, tendono ad abbassarsi ed a comporre una linea difensiva di cinque giocatori, permettendo ai difensori centrali di marcare uomo su uomo i loro riferimenti e seguirli anche al di fuori dell'area di rigore

I due mediani si abbassano andando a difendere sempre in almeno sette uomini, a cui si aggiungono i trequartisti, anche se questi sono, per volere di Nesta, posizionati più in alto per sfruttare subito una ripartenza. Abbassarsi in fase di non possesso non è indice di precarietà difensiva, anzi, il Monza tramite questa tattica riesce, in caso di riconquista della palla, a ripartire velocemente, verticalizzando su Đurić.                                               

Parlando delle criticità, invece, quella più evidente, particolarmente emersa durante l’ultimo incontro con l’Udinese, è lo sbilanciamento degli esterni e dei braccetti che, accompagnando l’azione con molta foga per riempire subito l'area di rigore, espongono la difesa a rischi di contropiede ed inferiorità numerica che si sono realizzati numerose volte e che hanno portato, tra gli ultimi, al goal di Bijol, quando si era ancora al 70º minuto di gioco e sul risultato di 1-1.

A mister Giampaolo ed a tutto il suo team, certamente non saranno sfuggiti questi dettagli e sicuramente domenica assisteremo ad una partita dove verranno adottate le giuste contromisure tecnico-tattiche per contenere un Monza che sembra tutto tranne che irresistibile.  

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