Marina D'Arpe, la presidentessa: "Vorrei un Lecce che uscisse vincente anche nella sconfitta"
La moglie del presidente Saverio Sticchi Damiani ci ha rilasciato una intervista esclusiva sui temi più caldi che riguardano il Lecce, La Serie A e la Nazionale
Cosa pensa dello stato di salute delle Società di calcio italiane e che ruolo gioca il Lecce?
Oggi finalmente si parla moltissimo di “sostenibilità finanziaria”, di club senza debiti, é l’argomento del giorno. Ma solo pochi anni fa, era un tema che trattavamo da soli. Ed abbiamo avuto il coraggio e l’onestà di affrontarlo coinvolgendo i nostri tifosi che, con la consueta maturità, hanno compreso e ci hanno sostenuto in questo percorso tanto virtuoso, quanto difficile.
Adesso, però, forse per cercare di spostare un po’ l’attenzione da questo problema spinoso, si sta puntando il dito sull’eccessivo numero di squadre iscritte al campionato, come se la riduzione potesse rappresentare la panacea di tutti i loro problemi.
Puntano sempre ad affossare le piccole…
Come sempre, si innalzano “le élites”, ci sono squadre importanti che invece di lavorare soprattutto per eliminare le opacità da cui sono afflitte, tendono a decidere a svantaggio di chi cerca, con grande fatica, di partecipare migliorando il sistema. Togliere alle più piccole, piuttosto che rifondarsi. Ridimensionare il numero di squadre in massima serie, ha il sottaciuto vantaggio di poter spartire una quota maggiore di denaro.
C'è anche il tema dei diritti televisivi di mezzo…
Questo è un altro tema che le nostre veterane dovrebbero, paradossalmente, auspicare per prime: una redistribuzione dei diritti televisivi più equa. Ne trarrebbe giovamento tutto il campionato italiano che diventerebbe più interessante, più divertente, più appetibile anche all’estero.
Un campionato in cui, per fare un esempio a caso, il piccolo Lecce vincesse contro il grande Milan, magari anche all’ultimo minuto, risulterebbe sicuramente più emozionante e meno scontato.
Perché il mito é rappresentato da Davide che batte Golia. E non viceversa.
Cosa prova quando scrivono che Lecce è un modello e ne parlano nelle università?
Provo l’orgoglio forte di chi vive accanto alla persona che, questo modello, lo ha ideato. Ciò che siamo diventati oggi, nasce dalla visione del nostro Presidente. Un sognatore con il pragmatismo di un manager.
Mentre ancora lottavamo in Lega Pro, senza sapere se mai avremmo rivisto il campionato cadetto, lui mi parlava di serie A, di un Via del Mare di soli abbonati, di riportare un giorno a Lecce Pantaleo per un progetto sostenibile con i giovani, di un centro sportivo di proprietà, del rifacimento dello stadio, della Primavera Campione d’Italia, dei bambini del Salento che tifano solo Lecce. Aveva compreso che alimentando la passione delle nuove generazioni, avremmo raggiunto dei numeri senza precedenti.
All’epoca mi sembravano i vaneggiamenti di un pazzo innamorato della sua squadra del cuore, e, invece, stava semplicemente progettando la Società che oggi conosciamo.
Questo Lecce, è il sogno etico di Saverio, con i soci e i dirigenti che ogni giorno, in tutti questi anni, si sono spesi insieme a lui per realizzarlo.
Un’ultima domanda. Quale sarebbe il sogno, da tifosa, che potrebbe regalarle il Lecce?
Vorrei un Lecce che incarnasse completamente la dignità e la forza del suo popolo. Un Lecce di cui andare orgogliosi. Un Lecce attraverso il quale si potessero fare cose importanti per il territorio.
Vorrei un Lecce grande in campo, rispettato da tutti, che uscisse a testa alta anche dagli stadi più blasonati. Vorrei un Lecce che vincesse sempre. Anche quando perde.