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Anche quest'anno, come negli scorsi, abbiamo avuto il piacere di intervistare in esclusiva Marina D'Arpe, moglie del Presidente Sticchi Damiani, sempre presente accanto al marito in casa ed in trasferta. Grazie alla sua disponibilità, siamo riusciti ad avere un punto di vista particolare: l'occhio critico di chi vive l'US Lecce dall'interno senza esserne parte attiva.  

Partiamo dalla fine: cosa ha provato, quel sabato che, pur senza giocare, il Lecce ha raggiunto la salvezza?

Un sentimento contrastante. Per un lungo momento, che è durato fino al gol di Bennacer, ho quasi auspicato il pareggio del Cagliari per il gusto di poter conquistare l’obiettivo contro l’Udinese, in casa, davanti ai nostri sostenitori.

Un pensiero da tifosa incosciente. A posteriori, vedendo la difficoltà oggettiva delle altre squadre per ottenere la loro salvezza, direi quasi una follia. La verità è che noi salentini siamo abituati alla conquista sofferta, nel calcio come nella vita quotidiana. A noi non regala niente nessuno, tutto ciò che otteniamo, lo guadagniamo sul campo, fino alla fine. 

La salvezza, “in outsourcing”, è stata un’eccezione. 

Quel sabato ammetto di essere rimasta frastornata, pensavo di aver “perso” qualcosa. Mi stava mancando la condivisione collettiva, l’abbraccio con gli altri. Mi mancava il mio Lecce in campo.

poi prosegue:

Ma è stata una sensazione assolutamente personale, mio marito, al contrario, questi pensieri esistenziali non li ha elaborati, lui è troppo consapevole dell’enormità di ciò che è stato fatto finora, della fatica impiegata e del valore del traguardo, per potersi permettere il lusso di pretendere anche la cornice perfetta per la salvezza.

roberto d'aversa
Roberto D'Aversa

Fino a fine Ottobre il Lecce giocava bene, poi le difficoltà della serie A si sono toccate con mano e anche le sconfitte in serie…

Avevamo effettivamente cominciato molto bene. L’avvio lasciava sperare in un campionato senza troppi affanni. Ma la serie A italiana è piena di insidie. Ormai le conosciamo, per averle sperimentate tutte. Bisogna cercare di fare il maggior numero di punti, possibilmente all’inizio, perché arriva un momento del campionato in cui, per le medio-piccole squadre, la flessione può essere fisiologica (unitamente a qualche decisione arbitrale discutibile che si può rivelare penalizzante) ed è quindi auspicabile cercare di non trovarsi in certe posizioni. Sebbene quest’anno il Frosinone sia sceso in serie B, pur senza essere mai stato in zona retrocessione. 

Per quanto riguarda la seconda parte della sua domanda, non è stata tanto la serialità delle sconfitte a preoccuparmi, sappiamo benissimo come ciò possa accadere in questa categoria, ma, principalmente, la modalità con cui alcuni insuccessi si sono susseguiti. Le sconfitte vanno analizzate. Anche le vittorie, per la verità, perché, a volte, bisogna andare oltre il risultato.

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