In quel periodo si poteva pensare ad un loro futuro da allenatori?
Era prestissimo... Tornando indietro col tempo, Marco avrei detto di no, anche se è sempre stato un professionista molto serio. Su Conte quella predisposizione per cui ogni momento dell’allenamento doveva produrre qualcosa poteva farlo immaginare.
Su Mazzone
Carletto Mazzone, il numero uno. A volte si dice che si gioca anche per l’allenatore: ecco, noi giocavamo davvero anche per Mazzone, ed è una cosa che ormai è difficile.
Era così tanta la stima nei suoi confronti, così forte il legame, che giocavamo davvero per lui. Non volevamo dargli una delusione e si andava oltre alla preparazione, a quello che dovevi fare in campo. Cosa difficilissima eh!.
In Conte e Baroni rivede qualcosa di Mazzone?
Forse qualcosa in Antonio nell’essere così schietto, sincero, diretto. È schietto e sincero anche Marco, ma in una forma diversa. Antonio lo manifesta di più e in questo può ricordare Mazzone.