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Quando è partito il ritiro estivo il morale era sotto i piedi. Il Lecce aveva appena chiuso una stagione esaltante con Zdenek Zeman. Amara, perchè si concluse con il Maestro che si rifiutò di guardare un Lecce-Parma che non gli pareva vero. 

La Repubblica finiva così il suo commento alla partita:

Negli ultimi minuti le squadre si fermano. Il pubblico non condivide, neppure Zeman, che segue la parte finale della partita dietro la panchina, dimostrando probabilmente il suo disappunto.

Non confermato a fine stagione, nonostante l'undicesimo posto in classifica. Tant'è che i giallorossi conclusero per la terza volta la loro seconda salvezza consecutiva in Serie A e si apprestavano a tentare di sfatare un tabù: la terza salvezza consecutiva. La prima volta non riuscì ad un giovanissimo Boniek. La seconda volta sfuggì al duo Cavasin-Rossi. La terza cominciava con Angelo Gregucci in panchina e con il profeta Pantaleo che superava il Bar Commercio in direzione Firenze. Non era solo l'inizio di una sconfitta annunciata, era proprio l'inizio di una stagione drammatica.

La stagione che succede a quella allenata dal Boemo può essere insidiosa. E lo fu. Immancabilmente. Gregucci aveva fatto bene a Salerno l'anno prima, era un tecnico in rampa di lancio, ma a Lecce si palesò del tutto inadeguato. Poi la sua carriera non visse di grandi sussulti. Ripensando a quella stagione, non poteva che finire così.

La Coppa Italia il primo segnale di quella stagione

Il Lecce fece il suo esordio ufficiale il 7 Agosto in Coppa Italia. Affrontava il Monza di Sonzogni, non proprio una squadra irresistibile. I giallorossi si portarono pure in vantaggio con Marianini al 31' ma, evidentemente, “per colpa di quel gol a freddo”, i salentini non riuscirono a portare a casa il risultato che divenne amarissimo. Un calcio di rigore al 86' regalò il pari al Monza, portando la partita fino ai rigori. 

soulemane diamoutene

Il Lecce si fece stregare da Righi sbagliando con Pellè e Camorani dagli undici metri; solo Diamoutene e Ledesma tennero alta la bandiera giallorossa, mentre dall'altra parte tutti cecchini infallibili e Sicignano non ne volle sapere di pararne una.

Fuori dalla Coppa Italia. Non una novità nella storia del club, ma così sembrava troppo presto. Soprattutto perché l'anno prima con Zeman si sognava di arrivare ai quarti quando un doppio spettacolare scontro con l'Udinese agli ottavi spense i sogni di gloria.

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