Le parole di Cardinale invitano ad una riflessione: Serie A ad inviti e senza retrocessioni?
Dopo la vittoria del derby, il proprietario del Milan ha parlato di riforma del calcio italiano
Serie A ad inviti
Losapio conclude parlando di come ci siano troppi interessi in ballo, anche politici, affinché ci sia una riforma così netta nel calcio italiano, ma come si dovrebbe effettivamente creare una Serie A ad inviti, senza retrocessioni “Terminando così la definizione di meritocrazia e sport così come pensata da noi europei, incominciando con lo show”.
Probabilmente è tutto corretto, le grandi squadre che già lottano per i traguardi più ambiti potrebbero farlo in maniera più sostenibile senza timore che uno, due o più anni anni di transizione finiscano per distruggerne completamente il bilancio e si spartirebbero meglio e più equamente le risorse, ma che fine farebbero le altre centinaia di squadre?
Riforma auspicabile, ma così netta?
Una riforma del calcio italiano è auspicabile, magari una riduzione delle squadre tra Serie A, Serie B e soprattutto Serie C. Ma toglierne comunque una delle sue componenti più belle e importanti sarebbe deleterio per tutte quelle squadre che rimarrebbero fuori da questa Superlega italiana.
Che fine farebbero dunque queste? Sarebbero relegate ad un campionato a parte tipo la G League americana senza possibilità di sognare? Ed i tifosi di queste squadre che fine farebbero?
La Serie A non è l'NBA e probabilmente non lo sarà mai, per tradizione e per il concetto stesso che abbiamo qui in Europa di meritocrazia e sport. Squadre come il Chievo non potrebbero più esistere. Realtà come il Lecce rimarrebbero incompiute. Squadre come Cremonese, SPAL, Crotone, Salernitana non troverebbero più spazio, anche per quella manciata di stagioni in Serie A in cui hanno la possibilità di confrontarsi con le varie Inter, Milan o Juve.
Fermo restando che una riforma deve essere fatta. Forse però, non così rivoluzionaria e lontana da un concetto che, anche per nostra mancanza, ci è così lontano. Sarebbe la morte del calcio di provincia.