Serie A a 18 squadre? No grazie. La finta soluzione a un problema che non esiste
Ridurre il numero di partecipanti al massimo campionato rispetto alle 20 attuali non è la soluzione ai problemi del calcio italiano
Meno chance per le provinciali
E a tal proposito, ridurre il numero di partecipanti alla Serie A, finirebbe anche per ridurre la possibilità di vedere crescere delle realtà che fanno bene al calcio italiano. La questione tocca inevitabilmente anche il Lecce, che spera ogni anno di poter fare qualcosa in più dell'anno precedente ma che parte sempre con l'obiettivo della salvezza. Passare a 18 squadre favorirebbe forse (seppur minimamente nel complesso) i top club, ma andrebbe a discapito delle provinciali che sognano di ritagliarsi un posto in uno dei campionati più importanti d'Europa.
La passione fra le piccole
Le piccole squadre, che con i propri mezzi cercano di costruire dei veri e propri miracoli di provincia, andrebbero incentivate, non frustrate. Anche perché la passione, molto più spesso è più grande fra chi lotta per salvarsi piuttosto che fra chi lotta per un piazzamento nella parte sinistra della classifica. Lo dimostra il dato delle presenze medie allo stadio, che ha visto il Lecce chiudere il campionato al 9° posto per presenze medie nelle partite casalinghe.
Una Serie A più equa
Ecco allora che forse la soluzione per rendere ancor più attrattivo e competitivo il campionato italiano non è ridurre il numero delle partecipanti, ma garantire meno squilibri fra chi della Serie A fa già parte. Magari con una distribuzione più equa dei diritti tv, meno sbilanciata a favore delle big, altrimenti gli ultimi saranno sempre gli ultimi se i primi sono irraggiungibili. Il tutto nell'ottica di premiare i progetti virtuosi di chi sta dimostrando che si può fare calcio senza lasciarsi alle spalle buchi di bilancio, ma abbinando il risultato sportivo agli equilibri finanziari.