Roberto D'Aversa a nudo: i sacrifici e il passato dietro al successo
In un'intervista per Cronache di Sporgliatoio, D'Aversa parla del suo legame con la famiglia, con tutte le rinunce ed i sacrifici che i suoi hanno dovuto fare
Un altro lato del carattere di Roberto D'Aversa quello che è emerso nell'intervista rilasciata a Cronache di Spogliatoio, più personale e legato alla famiglia.
Un'intervista toccante
L'intervista, molto toccante, parla delle difficoltà che la famiglia dell'ex tecnico del Lecce ha riscontrato in passato, trasferendosi dalla Germania all'Italia:
Se guardo ai problemi con cui sta lottando mia madre, arrivo alla conclusione che i problemi sono altri.
Sono nato in Germania, a Stoccarda, 49 anni fa. I miei genitori si erano trasferiti a 16 anni per lavorare: mio padre consegnava le bibite, soprattutto Coca-Cola, mentre mia madre faceva la sarta.
Hanno fatto una vita di privazioni e rinunce per permettere a tutta la famiglia di andare avanti. Mai un giorno di vacanza, mai una cena al ristorante.
Quando siamo tornati in Italia avevo 3 anni. Passarono a lavorare al mercato: ogni mattina, all’alba, tutti i giorni. Girando le piazze e le zone limitrofe di Pescara.
Cambiava la piazza, cambiava la gente, ma non la prospettiva. Quello è il vero sacrificio. Quando parliamo del nostro sacrificio, quello sportivo, dobbiamo ricordarci che i sacrifici sono altri.
I miei genitori si sono negati tutto per permettersi di poterci dare una casa a testa: a me, a mio fratello e a mia sorella. Li ringrazierò per sempre, per tutta la vita.
Ho un cruccio: non essere stato presente nella loro vita da quando la mia carriera è iniziata. Sono una persona che vive per il lavoro. Vivo così, in tutto e per tutto.È un difetto che ho, che fa parte di me. Mia madre ha un ictus, ormai da diverso tempo. Un evento che mi ha cambiato. Non mi perdono che non sono riuscito a starle vicino.