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Ieri, contro il Cagliari, era un torrido pomeriggio di fine agosto ma il Via del Mare era sempre e comunque pieno e traboccante di gente ed entusiasmo. Anche tutti quei tifosi che avevano passato la settimana a dire “quistu nu mbale”, “la punta addu stae”, “quistu è scasciatu” erano lì al loro posto invece che starsene comodamente sul lettino in spiaggia ed erano pronti a sostenere la squadra sotto il cocente sole salentino.

Tutta la gente carica di aspettative e ansiosa di assaporare i primi gol della stagione e i primi punti di questo campionato. Oltre a tutto ciò il tifoso salentino medio non vedeva l'ora di conoscere i nuovi beniamini, di assaporare le giocate dei nuovi acquisti e familiarizzare con loro per sentirli da subito “ figli di questa terra”. L'empatia con il territorio, con i colori giallorossi, con la maglia è una delle cose che consente ad un giocatore che arriva a Lecce di legare ancora di più con i tifosi. E questo è avvenuto con i tanti francesi arrivati in questi anni in Salento, per ultimi Blin e Gendrey che sono sembrati così integrati da sembrare salentini DOC.

Ricordate la vicenda di Banda? La scorsa stagione dopo la rete contro il Bologna lo speaker Giorgio Sanghez sorprese tutto il Via del Mare e nell'annunciare il nome del marcatore ecco che pronunciò il fatidico "Giuseppe" Banda ovvero il soprannome affibbiato allo zambiano dai compagni nello spogliatoio. Ecco, da quel momento "Giuseppe" Banda si trasformò presto in "Pippi" perché al tifoso salentino non bastava il fatto di aver italianizzato il nome di Lameck ma serviva un'ulteriore step, la "salentinizzazione"!

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