Giulio Donati a SI: "A Lecce ho tanti amici. Ecco cosa penso della lotta salvezza"
L'ex terzino destro di Lecce e Monza è al momento svincolato e si è raccontato a 360° in un intervista a Sportitalia
La sua esperienza all'Inter
E’ difficile da dire. Parto dai ricordi, che sono bellissimi a partire dalla chiamata in prima squadra e l’esordio indelebile nel mio cuore, in Coppa Italia. A livello umano comunque penso a Materazzi, mi ha preso sotto la sua ala, mi voleva in camera con lui, mi ha dato tanto sotto il punto di vista dell’esperienza e del comportamento. Poi c’era ovviamente Zanetti, che era un esempio per tutti.
Ed a livello di gioco?
“Dovrei dire Maicon per il mio ruolo, ma il più eclatante per me da vedere era Walter Samuel”.
Perché tutti nominano lui di quella difesa? La sua intelligenza come difensore era anormale?
Era incredibile. Ma a parte l’intelligenza, era un enorme professionista ed io ho sempre preferito le doti mentali, come la cattiveria, l’agonismo, la determinazione che aveva lui erano davvero incredibili.
Certo, essere motivati con 80mila persone a San Siro è più facile, ma vi assicuro che vedere la sua voglia di non prendere gol a -2 gradi il 3 gennaio alla Pinetina in allenamento non era cosa da tutti, quando magari subentrava la voglia di andare a casa a farsi la doccia calda”.
Oggi all’Inter i difensori si trovano spesso in linea con l’ultimo attaccante.
Il calcio si evolve, cambia, gli allenatori portano nuove idee. Se ci fosse solo un’idea vincente, vedremmo sempre lo stesso tecnico trionfare. Invece un anno vince Guardiola, quello dopo un altro. Ci sono poi squadre e squadre che si possono permettere certi sistemi e tattiche.
Per esempio all’Inter puoi permetterti di giocare un po’ più alto, invece se devi puntare alla salvezza devi essere molto solido dietro senza usare il difensore che si stacca in avanti”.