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Alessandro Conticchio, doppio ex di Lecce e Torino, parla a La Gazzetta del Mezzogiorno della gara di domenica prossima tra i giallorossi ed i granata. Questo il suo pensiero: “I granata, con la cui maglia ho militato dal 2002 al 2005, proprio dopo avere lasciato il Lecce, sono sulla graticola. Conosco bene l’ambiente e so che ci vorrà parecchio tempo perché i tifosi dimentichino l’umiliazione subìta ad opera dell’Atalanta perché la sconfitta per 7-0 è di quelle che lasciano il segno. Martedì poi è giunta l’eliminazione dalla Coppa Italia, al “Meazza”, contro il Milan, quando l’ammissione alla semifinale sembrava cosa fatta. La caratura della rosa granata, però, è di tutto rispetto”. Conticchio prosegue parlando del Lecce: “Quando si lotta per la permanenza, bisogna mettere in conto dei periodi critici, nei quali si ha l’impressione che tutto stia crollando, ma è proprio in queste fasi che si deve tenere la barra dritta e non mollare, reagendo con rabbia, ma lucidamente. Domenica, però, i giallorossi non dovranno assolutamente fallire e dovranno trovare il modo di vincere, di “riffa o di raffa”. La posta in palio è troppo importante ed hanno i mezzi per centrare l’obiettivo”. L'ex giallorosso ricorda una partita in particolare contro il Toro: “Ricordo tutto nei minimi dettagli, come se la gara l’avessi giocata ieri. Sesa segnò la rete dell’1-0, ma i granata pareggiarono con Ferrante, che trasformò un rigore contestatissimo. Cavasin protestò in maniera plateale e fu espulso. Una manciata di minuti dopo, arrivò il mio gol. A propiziarlo fu Sesa, che effettuò una veloce ripartenza. Lo svizzero si accorse che la mia posizione era migliore della sua per tirare e mi servì. Calciai con convinzione. Usci fuori un tiro non forte, ma radente e velenoso, che si insaccò alle spalle di Bucci. Sento ancora distintamente l’urlo liberatorio del Via del Mare. L’esplosione di gioia. Rivedo lo sventolio dei vessilli giallorossi. Una giornata memorabile, di quelle che costituiscono una pietra miliare nella carriera di un calciatore”. L'ex giallorosso conclude: “Da Torino, il match era stato caricato per giorni e giorni perché il complesso all’epoca guidato da Mondonico si giocava, a sua volta, la permanenza. Si erano susseguiti i proclami con le dichiarazioni degli avversari che garantivano che a Lecce il Torino non avrebbe fallito. La tensione era palpabile, ma noi volevamo coronare l’ottimo campionato che avevamo disputato, festeggiando la salvezza davanti alla nostra gente, nel nostro stadio. Ci riuscimmo. Ci sono incontri nei quali non si può fallire, nei quali occorre gettare il cuore oltre l’ostacolo a tutti i costi”.
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