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Il primo punto in classifica del Lecce porta poche certezze e tante domande. 
Contro il Como è stata una gara volitiva, nella quale i salentini volevano riscattare la sonora sconfitta patita a Cremona, ma gli esiti della partita hanno lasciato l'amaro in bocca e, se non fosse stato per il punto che li sblocca nella graduatoria, probabilmente sarebbe stata una prestazione forse peggiore di quella di sette giorni fa. 

Perchè diciamo questo?
Semplice: perchè nell'immaginario collettivo, compreso il nostro, questa almeno dal punto di vista del “gioco” avrebbe dovuto rappresentare la rivalsa dopo la “debacle Cremonese”.

Invece no, i limiti visti in Lombardia si sono rivisti contro il Como: incapacità di attaccare una squadra ben chiusa, difetti nell'impostazione della manovra, Coda isolato e balbettii in fase difensiva.
Al netto di questo ci sono determinati aspetti che non sono chiari, a noi e fors'anche al tecnico Baroni il quale è parso un po' in bambola di fronte alle “mancanze”  di alcuni interpreti schierati. Senza fare nomi ci sono stati determinati giallorossi che non hanno reso per quanto sperato e le sostituzioni sono parse tardive, alcune hanno coinvolto elementi che a nostro avviso erano tra i migliori (Strefezza e Majer ad esempio). Di più: ci sono calciatori che vengono visti, o anche disposti in campo, in posizioni nelle quali non rendono, o rendono poco, altri non vengono visti proprio.

La somma di queste considerazioni, al netto del valore degli avversari ai quali non vogliamo togliere meriti, è che il Lecce tira pochissimo in porta; aggredisce e recupera palla ma i deputati a fare male perdono tempi di gioco vitali toccandola molte volte, sbagliando stop o passaggi elementari, oppure non sapessero che farsene, indecisi se ripassarla indietro a Lucioni e Tuia oppure cercare l'imbucata. Una cosa è certa, la postura dei loro corpi suggerisce l'ennesima perdita di un tempo di gioco perchè quasi mai propositiva.

E' lecito dedurre che con queste prerogative fare del male ad un avversario organizzato non sia per nulla facile, anzi.  Baroni, vista l'assenza di Blin rispolvera Hjulmand in cabina di regia e dà fiducia ad Helgason mezz'ala destra al posto del danese con Majer a sinistra. Lascia immutata tre quarti di difesa composta da Giendrey, Coda e Tuia mentre sostituisce Gallo con Vera. In attacco il tridente è formato dalle due ali Olivieri e Strefezza che hanno il compito di rendere pericoloso Coda, unica punta. Nelle intenzioni questa è una formazione con più qualità, perchè Vera ha un sinistro più educato di quello di Gallo, Hjulmand ha fatto vedere nella scorsa stagione che può rendere perfettamente da regista ed Helgason, come caratteristiche, abbina la qualità alla quantità.

Cosa succede? Accade che la catena di sinistra (Olivieri-Majer-Vera) non entra mai in partita, il solo Majer prova a farsi vedere, mentre dall'altra parte, in quella di destra (Strefezza-Helgason-Giendrey) le cose vanno un po' meglio. Ma non tanto. Coda resta isolato nella morsa dei due marcatori avversari,
Merito del Como? Sicuramente, ma anche demerito dei giallorossi, forse troppo vogliosi e desiderosi non sono riusciti a centrare quello che si erano prefissi. Eppure il vantaggio su rigore siglato da Coda avrebbe dovuto mettere la partita nella giusta direzione; così non è stato e, nonostante le sostituzioni, il Lecce non è riuscito a rendersi pericoloso.

Ora ci sarà la pausa dei campionati per gli impegni delle nazionali e Baroni avrà il tempo per inserire i nuovi acquisti, lavorare sulla sua idea di gioco e conoscere meglio i calciatori che il club, con enormi sacrifici, gli ha messo a disposizione in questa fase finale di mercato. 
Due partite sono in soffitta e dei sei punti a disposizione il Lecce ne ha preso soltanto uno: le altre non aspettano, lo dicevamo nello scorso torneo, lo ribadiamo oggi. Occorre darsi una svegliata, così come ha dimostrato Di Mariano entrando in campo nella seconda metà della ripresa. 
Tutti possono e devono dare di più.

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