Una vita da equilibrista: cosa manca a Helgason per spiccare il volo
IN CRESCITA
Siamo nei primi minuti di gioco. Il Monza batte un calcio d'angolo dalla destra, Carlos Augusto colpisce indisturbato perché Helgason ha perso la marcatura su di lui. I compagni di squadra lo riprendono, il centrocampista giallorosso abbassa la testa e va via senza dire nulla.
Qualche minuto più tardi l'islandese lotta con Machin, recupera un pallone nei pressi della linea di fondo e serve Coda. L'attaccante mastica il pallone, la palla però finisce a Listkowski che segna il vantaggio giallorosso. Il direttore di gara poi annulla la rete ma tutto è nato dalla caparbietà del ragazzo classe 2000.
Nella ripresa Helgason sfrutta un buco del centrocampo avversario, intercetta un preciso lancio di Lucioni e si autolancia verso la porta difesa da Di Gregorio. Paletta lo atterra in area di rigore e per il direttore di gara non ci sono dubbi: è penalty.
Abbiamo citato questi tre episodi perché ci sembravano i più significativi per raccontare la partita del giovane centrocampista islandese, che da quando è arrivato in Italia ha fatto enormi miglioramenti.
Il ragazzo ha qualità, è palese, ma ha ancora bisogno di un pò di tempo per mettere in mostra tutte le sue potenzialità. Giocando sta acquisendo fiducia nei suoi mezzi e personalità nelle giocate ma guai ad abbassare la guardia proprio ora.
Baroni gli sta concedendo parecchio minutaggio, crede in lui e lo ha ampiamente dimostrato. Forse servirebbe un gol, una rete che permetta ad Helgason di sbloccarsi del tutto e giocare con la tranquillità che dovrebbe sempre contraddistinguere un ragazzo della sua età.