Lecce, vittoria di cuore ma disastro sfiorato
L’EDITORIALE DI MARINI
Davvero disastrosa, se non fosse per lo spirito dimostrato, la prestazione del Lecce contro l'Alessandria. I giallorossi erano anche passati in vantaggio su calcio d'angolo prima di essere ripresi, superati ed alla fine vincere la partita all'ultimo respiro ed in superiorità numerica.
Che sofferenza!
In realtà dopo la bella prestazione contro il Benevento ci saremmo aspettati un Lecce più convinto dei propri mezzi, sicuramente più rodato.
Invece, per più di tre quarti di gara, la formazione allenata da Baroni è stata inesistente: molle, slegata, sempre in ritardo sulle seconde palle, incapace di far girare velocemente la palla, farraginosa nello smistamento e incapace di servire la punta.
Una prestazione da ricordare, ma per fare in modo che non si verifichi mai più.
Fare il 4-3-3 non significa giocare con l'unico obiettivo di andare sulla fascia, una volta giunti lì dribblare non meno di un paio di uomini, per poi sperare che lo spiovente sbilenco che forse si riesce a mettere in mezzo, possa diventare una giocata pericolosa; giocando così si decreta semplicemente la morte di questo sistema di gioco. Si perdono tempi di manovra si tocca troppe volte la sfera senza prima alzare la testa, intanto la formazione avversaria si è posizionata perfettamente ed ha chiuso tutti gli spazi. Se lo si vuole interpretare correttamente bisogna sapersi muovere senza palla, offrire soluzioni al compagno in difficoltà, fraseggiare con gli uno-due, mantenere sempre le distanze, essere aggressivi quando non si è in possesso e queste sono soltanto alcune delle prerogative per riuscire ad interpretare correttamente il 4-3-3.
Noi siamo convinti che il Lecce abbia nelle corde la capacità di giocare in questa maniera, probabilmente ci vorrà del tempo, forse alcuni aggiustamenti negli uomini, sicuramente una dose di “coraggio” da parte degli interpreti, tecnico compreso, ma alla fine la formazione c'è, è competitiva, ha almeno due elementi per ogni ruolo e può recitare un copione da protagonista in campionato.
Non siamo dell'idea, almeno per adesso, che il tecnico debba cambiare disposizione in campo, ad esempio passare al 4-4-2 oppure al 4-3-1-2 se non in alcuni frangenti delle partite, quando il risultato lo richiede.
Il 4-3-3 non è il male di tutti i mali, è un modo di giocare come un altro, anzi a detta di tanti è il miglior sistema che si possa adottare per coprire il campo, in entrambe le fasi.
Oltretutto dal mercato sono arrivati elementi che lo sanno giocare bene, che l'hanno già interpretato nelle loro carriere con ottimi risultati.
Tutto sta a farlo diventare proprio, muovendosi in sintonia con i compagni, sapendo cosa fare soprattutto quando si hanno di fronte formazioni come l'Alessandria (e saranno tante) le cui prestazioni sono improntate soprattutto a chiudere tutti i varchi.
I “grigi” ad esempio, a centrocampo, effettuavano una specie di zona mista, l'avevano preparata così la partita, con alcuni giocatori che si disponevano a zona appunto, mentre altri a uomo. Il Lecce non riusciva a muovere velocemente la palla e quando capitava di servire un uomo del centrocampo questi era sempre pressato, costretto a forzare la giocata oppure a ricominciare dai due centrali. Conseguenza? Lancio lungo a cercare Coda e palla spesso persa. Perchè diciamo questo? Perchè una squadra come il Lecce ha bisogno di avere soluzioni anche e soprattutto in questi casi: utilizzare di più e meglio la panchina, far spostare alcuni giocatori in determinate zone del campo, creare la densità anche in fase offensiva, cercare soluzioni diverse e più rapide.
Non faremo nomi stavolta, per scelta non parleremo dei singoli e della loro prestazione perchè vogliamo sperare che la prova contro l'Alessandria, possa servire da monito a tutti.
L'insperata vittoria invece ci auguriamo valga, oltre che per la classifica, per regalare consapevolezza ai giallorossi, una dose di fiducia che forse manca, grazie alla quale si potranno affrontare le ultime due partite prima della sosta con più contezza nei propri mezzi.
Mezzi che ricordiamolo, non sono pochi.