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Se la bellezza di un determinato gioco espresso da un allenatore può essere soggettivamente differente rispetto a quella del suo predecessore (o successore), c’è senza dubbio un risvolto oggettivo e universalmente tangibile che può determinare, a bocce ferme, quanto quello stile di ‘fare calcio’ sia realmente efficace e produttivo: si tratta dell’analisi statistica. I numeri (che spesse volte vengono definiti ‘freddi’ o semplicemente messi da parte perché richiamano a dei calcoli matematici che possono portare a sbadigli e mal di testa) sono in realtà il pennello che permette di dipingere lo spaccato reale di un’annata, di una gestione, di una visione.

Quello che abbiamo fatto è stato proprio questo: utilizzare numeri e cifre a disposizione per comparare le prime undici giornate di campionato di Serie B del Lecce di Baroni con quelle della stagione del campionato cadetto vittorioso di Liverani e con quelle dello scorso torneo, dove il condottiero al timone era Corini. Ebbene, il ritratto che si svela con l’analisi dei dati lascia spazio a più di una sorpresa.

Il Lecce di Liverani del 2018-2019 fu capace di segnare due reti in più rispetto a quello, attuale, di Baroni dopo undici partite (19 marcature contro 17), ma se qualcuno asserisce che ‘come si segnava con Liverani non si è mai segnato’ si deve ricredere: Corini toccò la cifra di 26 gol nelle prime undici gare (2,36 gol a match). Sul fronte dei gol subiti, la difesa del mister romano capitolò 16 volte, in confronto a quella dell’allenatore bresciano che registrò 14 gol presi; nessuno dei due si è però minimamente avvicinato all’efficacia della fase difensiva di Baroni, il quale ha permesso al Lecce di incamerare soltanto 10 gol da parte degli avversari. Tradotto in soldoni, nel confronto delle prime 11 gare del campionato, Liverani aveva 1,45 gol subiti per match, Corini 1,27 e Baroni 0,90 (quindi meno di una rete per gara concessa agli avversari). Nel computo della differenza reti, quindi, è Liverani ad avere ‘la peggio’ nel confronto con un indice pari a 3, troppo distante da Baroni (7) e addirittura lontano anni luce da quello di Corini (12).

Sul fronte del ruolino di marcia, il Lecce di Liverani, allo stesso punto di oggi nel torneo, aveva messo a referto 4 vittorie, 4 pareggi e 3 sconfitte, percorso peggiore di quello di Corini e Baroni, entrambi praticamente ‘appaiati’ con un bottino di 20 punti, frutto di 5 vittorie, 5 pareggi e una sola sconfitta. Ad andare a trovare il pelo nell’uovo, è l’allenatore toscano ad avere il miglior trend, visto che vanta ben 10 gare consecutive senza sconfitta (ha perso la prima con la Cremonese e poi ha sempre fatto punti), mentre il trend positivo di Corini si attestò ad 8 gare di fila senza perdere.

‘Si, ma il Lecce di Baroni non tira mai’, dirà qualcuno. Vi farà sorridere quello che scriviamo ora: la squadra dell’ex difensore giallorosso ha una media tiri a gara praticamente doppia rispetto a quella dell’ex centrocampista laziale (14,45 vs 7,72). Con Corini, invece, le conclusioni verso la porta avversaria sono state ben 19,45 a partita. ‘Eh, ma gli attaccanti del Lecce di Liverani prendevano di più lo specchio della porta avversaria’, dirà qualcun altro. Ed è, nuovamente, una sensazione sbagliata: con Liverani, il numero medio di tiri in porta a gara era di 4,45, contro il 5,36 di Baroni e il 6,45 di Corini.

Su una valutazione statistica, Liverani veste i panni di trionfatore: il rapporto gol/tiri nelle prime undici gare della sua gestione è più alto di quello dei due colleghi, visto che è pari a 0,22, coefficiente superiore rispetto a quello di Corini (0,12) e a quello di Baroni (0,10). Dal punto di vista dell’efficacia pura sotto porta, quindi, il Lecce della promozione in Serie A produceva il doppio in più delle altre due formazioni a confronto.  

Capitolo possesso palla: nelle prime undici giornate di campionato a raffronto, è stato quello di Corini il team in grado di avere una percentuale media più alta (53,27%). Per propensione ad un certo tipo di gioco, qualcuno potrebbe mettere Liverani sul gradino immediatamente più basso del podio. Invece, molti resteranno meravigliati nel sapere che il Lecce di Baroni fa più possesso di quello del mister laziale (51,81% per il primo rispetto al 48,81% per il secondo).

Ci sono, poi, delle statistiche non disponibili per il periodo di gestione di Fabio Liverani ma consultabili per quelli di Eugenio Corini e di Marco Baroni e che troviamo opportuno riportare qui. E’ fuor di dubbio che il Lecce dell’ex allenatore lombardo sia stato più preciso nei passaggi (80,18% quelli completati, di media, per match) se confrontato con quello di Baroni (74,63%) e ciò è testimoniato anche dal possesso perso (137 palle regalate ogni gara agli avversari durante l’inizio di campionato con Corini, contro 144,8 nelle prime 11 giornate con Baroni), ma la fase difensiva del tecnico toscano è nettamente più convincente in comparazione a quella dell’ex centrocampista del Palermo: ne dà testimonianza sia il numero di salvataggi per gara (16,54 del Lecce attuale vs 16,09 di quello dello scorso anno), sia – soprattutto – il computo dei contrasti vinti (55,54 per match con Baroni, 45,81 per gara con Corini).

Cosa ne viene fuori da questo ‘calderone’ di cifre? Fra le varie conclusioni possibili, una è quella che più deve fare riflettere: il Lecce di Baroni ha fatto più punti di quello di Liverani e gli stessi di quello di Corini, ha subito meno reti in assoluto e fa funzionare meglio la difesa. Ha, in più, il miglior trend se paragonato con quello dei suoi precorritori, il quale sembra confermare un vecchio adagio mai fuori moda: se non prendi gol, chiudi la stagione con un piazzamento positivo. A questo punto, bisogna augurarsi che le credenze storiche mantengano appieno il loro fondamento. Così come dovrebbe essere. E così come vorremmo tutti.

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