Sticchi Damiani: "Umtiti mai stata operazione di marketing". Su Instagram un post a cuore aperto
IL GIORNO DOPO
Il presidente Saverio Sticchi Damiani ha parlato ai microfoni di TMW.
"Umtiti non è mai stata un'operazione di marketing. Quando è arrivato in molti l'hanno descritta così. Sia io che il direttore sportivo abbiamo provato a spiegare a tutti come fosse un'operazione tecnica, fatta esclusivamente perché grande opportunità per il Lecce. Umtiti aveva bisogno di una piazza tranquilla, che vivesse però di calcio. In ultimo anche sul piano fisico atletico grazie al ritiro invernale svolto durante la pausa".
Come ha fatto un calciatore del suo livello a passare da vincere il Mondiale a non giocare per anni?
"Era stato messo ai margini per delle valutazioni che io non posso sapere, che riguardano il Barcellona. Posso dire che Lecce è la piazza ideale per ripartire. Quando è arrivato gli mancava qualcosa sul piano atletico. Adesso ha fatto il ritiro con noi, cosa che non aveva fatto quest'estate, ed è completamente dentro al progetto. Parliamo di un piccolo club, è vero, ma con una grande organizzazione. Ha i vantaggi della provincia, ma in una società che ha un grande tifo".
Cosa risponde a quello che è successo ieri, con i buu razzisti?
"Già nel primo tempo c'era stato qualche coro su Lameck Banda, poi nella ripresa ancora più percepibile su Umtiti. La risposta più bella è stata quella dei tifosi che hanno coperto i buu razzisti scandendo il nome di Umtiti, per coprire gli ululati. In campo invece l'hanno vista tutti, il giocatore ha dato ancora di più, facendo un secondo tempo da Campione del Mondo".
Si aspettava una vittoria così?
"Direi che è stata una grande soddisfazione tornare al Via del Mare dopo una lunga pausa e sfoderare una prestazione del genere, è un risultato di grande spessore. Prima della pausa abbiamo battuto l'Atalanta, ieri una Lazio molto forte. Nel primo tempo ha dato l'impressione di essere una delle più organizzate del campionato".
Avrebbe firmato per un pari, dopo il primo tempo?
"La sua squadra ha nelle corde la possibilità di diventare arrembante grazie a una scintilla. Io speravo in una ripresa alla pari, con i giusti accorgimenti tattici del mister. È stato bravissimo, perché la squadra si è resa conto di potersela giocare alla pari, sensazione che prima non c'era".
Il centrocampo gira benissimo...
"È un centrocampo che sta sorprendendo tutti, ma non noi. Però Hjulmand, che è il capitano di questo Lecce a soli 23 anni, sta facendo molto bene in A. Gonzalez gioca da veterano, è al primo campionato della sua vita, Blin invece dà equilibrio tattico, con un grande lavoro, spesso oscuro. Ieri ha fatto un recupero su Zaccagni incredibile, ha generosità oltre che temperamento. Non trascurerei il fatto che via via sta crescendo gente come Askildsen e Helgason, che completano a un reparto molto giovane, ma di grande prospettiva a cui si è aggiunto Maleh".
Perché la scelta?
"Gli interpreti stanno facendo sicuramente bene, ma c'era un problema numerico. Non si può pensare di avere meno di sei centrocampisti intercambiabili se giochi a tre. A una squadra che vuole provare a salvarsi servono più giocatori per avere garanzie. Maleh è un mancino che nel nostro centrocampo mancava, ma può fare anche il playmaker oltre alla mezz'ala".
Il vostro mercato è chiuso?
"Maleh è stata un'operazione molto importante, trattandosi di un profilo da prendere subito battendo la concorrenza sul tempo. È stato bravo Pantaleo Corvino, ma è un'operazione che a mio avviso chiude, sostanzialmente, il mercato in entrata, salvo situazioni particolari. Abbiamo giusto una-due posizioni in uscita per calciatori che non hanno trovato spazio. Non ci sono esuberi, tutti gli effettivi sono coinvolti". Lo stadio via del mare esaurito ogni partita, indipendentemente da chi sia l'avversario di turno. Famiglie intere in ogni settore con i figli piccoli che indossano la maglia del Lecce.
Su Instagram, un post a cuore aperto:
"La curva che spinge per 100 minuti. In campo una squadra composta da tanti esordienti, tra i titolari ben 5 nati dopo il 1 gennaio 2000, ma anche il capitano più giovane della serie A, ed un campione del mondo... Una società che da neo promossa ha meno ricavi di tutti e quindi minore capacità di spesa, con il divieto assoluto di spendere ciò di cui non si dispone, anche se nel calcio spesso non funziona così. La voglia di capovolgere il risultato contro una corazzata. Il coro "Umtiti-Umtiti"che si alza come uno scudo a difesa della dignità di un ragazzo che, invece di piangersi addosso, risponde da campione di vita prima che da campione del mondo. Tutto questo in 90 meravigliosi minuti di calcio e di molto altro".