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Spesso i giovani vengono attaccati per via della loro scarsa propensione al lavoro o, peggio, per la loro poca voglia di fare, di sacrificarsi per raggiungere un obiettivo. Questo, a dire il vero, succede nella vita di tutti i giorni come nel calcio, nel quale i ragazzi vengono visti ancora come troppo acerbi per emergere ed essere decisivi. In Italia, in realtà, c’è un pensiero comune, secondo il quale è sempre meglio affidarsi ad un giocatore di esperienza piuttosto che ad un ragazzino, perché quest’ultimo potrebbe tradirti a causa della sua immaturità. Certo, di base il concetto è anche giusto ma, in fondo, se questi giovani non vengono buttati nella mischia quando crescono? È un po’ la storia del cartello “cercasi personale con esperienza”. L’abbiamo visto tutti, almeno una volta, nella nostra vita. A 20 anni, però, o anche prima, l’esperienza non si può avere, mentre la freschezza e la voglia di emergere sì e quelle possono rappresentare un valore aggiunto. Tutta questa premessa ha l’intento solo di prepararvi al messaggio forte che vi vogliamo mandare. È una provocazione per certi versi, ma per altri è un dato di fatto. Il Lecce domenica ha ripreso la partita grazie ai più giovani del gruppo e questa è l’unica certezza che portiamo con noi dopo il triplice fischio del direttore di gara Pasqua. Oltre a Pablo Rodriguez, infatti, nella ripresa sono entrati in campo Bjorkengren, Hjulmand, Listkowski e Gallo, tutti ragazzi nati dal 1998 in poi. La rabbia e la grande tenacia nel recuperare palloni del centrocampista svedese, le geometrie del nuovo arrivato danese, insieme alla corsa e tecnica del trequartista polacco e del terzino palermitano, hanno fatto la differenza. Tutto, poi, è stato esaltato dall’incredibile vena realizzativa dell’attaccante spagnolo, uno che ha tutte le carte in regola per far sognare a suon di gol il popolo giallorosso. Ora attenzione. Credere che questi ragazzi possano risolvere tutti i problemi della formazione allenata da Eugenio Corini sarebbe un errore grossolano. Il loro entusiasmo, però, potrà essere utilizzato come ventata fresca d’ottimismo da maneggiare con cura. Poche aspettative, tanto lavoro e parecchia pazienza: la ricetta è questa. La piazza leccese ha voglia di aspettare?
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