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Nei giorni scorsi si era parlato dell'investimento, da circa 20 milioni, per il recupero dell'ex Istituto Margherita, situato su via Palmieri, la strada che congiunge Porta Napoli al Duomo.

L'investimento

Il palazzo, che da tempo era stato inserito nel piano delle alienazioni, potrebbe presto diventare una struttura ricettiva di lusso composta da 22 appartamenti, di cui 13 bilocali e 9 trilocali, per un totale di 62 posti letto. 

Ad investire nel capoluogo salentino sarà la società Domus Loci, candidata al cofinanziamento regionale (Pia) che tra le intenzioni ha quelle di trasformare la struttura anche in un contenitore culturale, con i lavori che dovrebbero partire nel 2025 e finire entro due o tre anni.

A parlare di questa situazione è stato Alberto Siculella, candidato sindaco con le liste Aria e Mind durante le ultime elezioni amministrative. Sicuella, durante il periodo elettorale, ha voluto proporre una visione alternativa e fresca rispetto agli altri candidati.

Molto attento su questi temi, Siculella ha detto la sua su Instagram riguardo a questo investimento. “Non sarebbe il caso di smetterla di dopare il mercato offrendo alle multinazionali e alle imprese del lusso la possibilità di beneficiare di risorse pubbliche?”, esordisce sul post l'ex candidato. 

Il suo pensiero

Dopo l’ex Convento delle Stigmatine, il Banco di Napoli e l’ex Palazzo delle Poste, anche questo bene pubblico viene convertito in struttura ricettiva di lusso. 

I lotti sono stati assegnati a due imprese, una delle quali è una multinazionale israeliana.

Nulla contro gli investimenti privati, anzi, ma la visione esclusivamente economica rischia di produrre cattedrali nel deserto, generando ulteriori danni e squilibri in una città il cui centro è saturo, le periferie compresse nella gentrificazione e le ricadute economiche, culturali, sociali, occupazionali, diventano un privilegio per alcuni, una condanna per tutti gli altri.

Poi riflette sulle possibili alternative che non sono state prese in considerazione:

Si sarebbe potuto ridare vita sociale e culturale, con un progetto di coesione sociale, invece si è ceduto il passo alla turistificazione e la città si svuoterà ulteriormente di significati, identità, personalità. Si sarebbe potuto pensare ad un grande progetto culturale, un enorme polo integrato ad alloggi universitari, ad un hub per le associazioni cittadine.

Si è deciso di perseverare sulla strada sbagliata. Peraltro al Comune di Lecce entrano poco meno di 5 milioni di euro, per un investimento stimato di circa 20, nelle quali rientrerà una bella agevolazione garantita da denaro pubblico, grazie ai bandi regionali PIA (programmi integrati di agevolazione).

Stiamo trasformando i nostri centri in bolle speculative e lo facciamo anche con denaro pubblico. A nostra insaputa.

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