La Serie A e il senso d'appartenenza. Come i risultati del Lecce stanno generando interesse da parte dei più giovani
tifosi del futuro
No, non sono impazzito. Vi sto solo riportando un dialogo tra due bambini che ho avuto il piacere di ascoltare qualche giorno fa al mare. Il più piccolo dei due in quel momento vestiva i panni di Federico Baschirotto, evidentemente il suo idolo calcistico, mentre l’amico più grande ed alto di statura rappresentava capitan Morten Hjulmand. Avrei voluto fermarmi e parlare con loro, capire perché hanno scelto quei due calciatori ma ho preferito lasciarli giocare e godermeli da lontano.
Ecco, oltre a tutti i meriti sportivi che possiamo attribuire a questa società, ce n’è senza dubbio uno immediatamente tangibile per le vie del Salento. Provate a passeggiare per Lecce, ma anche per i comuni del capoluogo salentino. Vedrete tanti bambini con la maglia giallorossa, tanti adolescenti orgogliosi di sfoggiare quei colori nel campetto sotto casa. 10 anni fa tutto questo era utopia. La Serie C aveva cancellato quanto di buono seminato nei decenni precedenti ed ormai i bambini erano legati solo alle strisciate del Nord. A Cristiano Ronaldo, Ibrahimovic, Icardi o qualche altro idolo del momento di Juventus, Inter e Milan.
Ho quasi 28 anni, sono cresciuto a pane e Lecce. Eppure, nel mio gruppo di amici sono pochissimi quelli che tengono solo a questi colori. La mia generazione è ancora quella della fatidica domanda: “Tifi Lecce, e poi?”.
L’esempio parte dal presidente Saverio Sticchi Damiani
“Saverio è il presidente che più di tutti ha spinto sull’identità territoriale, sull’appartenenza. Le nuove generazioni, le “nostre”, quelle cresciute con questa gestione societaria, tifano ormai solo Lecce. Oggi i bambini salentini indossano la maglia giallorossa e tutto ciò, fino a qualche anno fa, era semplicemente impensabile. È avvenuto un bellissimo “cambiamento culturale”. Perché, come afferma Saverio, “non c’è modo più bello di sentirsi salentini, se non quello di tifare per il Lecce”. Queste parole sono state pronunciate da Marina D’Arpe, la moglie di Saverio Sticchi Damiani, e rispecchiano quanto scritto all’inizio. Il Salento è diventato giallorosso, le nuove generazioni parlano di Lecce, vivono di Lecce, sognano grazie al Lecce. Si stanno innamorando adesso di questa squadra ma rimarranno tifosi per sempre. Nella buona e nella cattiva sorte, perché il tifo, quello vero, non si cancella a seconda dei risultati ottenuti sul campo.
Giocare la Serie A aiuta, dire il contrario sarebbe da ipocriti. Avere calciatori forti nella propria squadra rappresenta un vanto ed ecco allora che Umtiti, Hjulmand, Baschirotto, Strefezza, Banda e tutti gli altri diventano dei supereroi dei quali fidarsi in campo ed ai quali affidarsi per difendere la categoria. Il marchio Lecce è in crescita e non solo grazie al territorio che, come detto, sta facendo la sua parte. Anche i tanti turisti che visitano le bellezze del Salento stanno prendendo d’assalto lo store del club giallorosso, comprando maglie, sciarpe e gadget per ricordare la vacanza vissuta a queste latitudini.
Servirà salvarsi, farlo ancora ed ancora. Per permettere a tutti i piccoli salentini di avvicinarsi sempre di più a questa maglia e di legarsi in maniera indissolubile a questi colori. Lecce sta vivendo una seconda giovinezza dopo i fasti vissuti con le famiglie Jurlano e Semeraro. Questa volta, forse ancor di più che nelle precedenti gestioni, il progetto è ambizioso e non ha limiti predefiniti. Adesso tifare soltanto per il Lecce è diventato un vanto, un orgoglio e lo dimostrano i bambini, che in spiaggia, per strada o al campetto sotto casa sono fieri della squadra della loro terra.