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“In campo vorremmo vedere Blin e altri 10 giocatori”. Quante volte lo avete pensato? Noi lo diciamo da sempre. Per noi Alexis Blin incarna il prototipo del giocatore ideale: silenzioso fuori dal campo, leader dentro. Capace di svolgere qualsiasi ruolo con determinazione. Una garanzia di rendimento capace di permettere alla squadra di raggiungere il suo obiettivo stagionale per tre volte consecutive. E si, anche se il calcio è uno sport di squadra, buona parte dei meriti può prenderseli lui. E senza paura di essere smentiti.

Il calcio però è spietato e a volte non lascia spazio ai sentimenti. Anzi, se li divora come farebbe un buco nero, assorbendo tutto il buono e lasciando un senso di vuoto infinito.

Diciamocelo però: la cessione di Blin ha lasciato interdetti solo i tifosi che ragionano con la pancia, chi invece ha provato a mettere in piedi un ragionamento logico è riuscito a trovare un senso con il quale è tornato a dare significato al concetto di “alzare l'asticella”.

Blin e strefezza

Come si alza l'asticella? Cedendo quei giocatori che per un motivo o un altro ti tengono ancorato a terra. Per crescere, bisogna sostituire i vecchi con i nuovi, più giovani e più forti.

Ragionando in termini burocratici, isolando il lato romantico della questione, è stato ceduto un giocatore di 27-28 anni, che numeri alla mano non è mai stato un titolare assoluto, in scadenza di contratto e con ormai poche possibilità di crescita a livello tecnico avendo raggiunto l'età per la maturità calcistica. 

Questo lo diciamo non in termini assoluti ma perché la questione va inquadrata in un contesto in cui si cerca di costruire una squadra giovane, con calciatori la cui prospettiva è la cessione, e nell'ottica di lanciare i vari Pierret, Rafia, Berisha, Kaba e magari un altro acquisto.

Blin aveva finito un ciclo. Cominciato in B e finito a Maggio scorso. Dalla B a due salvezze in A. Ora per costruire qualcosa più di una salvezza, bisogna lavorare su gente nuova, altrimenti la dimensione resta sempre quella. In questa direzione si sono mosse anche le cessioni di Di Francesco, Strefezza, Hjulmand e Pongracic.

Per cui da queste valutazioni, immaginiamo, nasce l'idea di proporre al calciatore un rinnovo di tre anni a cifre inferiori. Perché pareggiare o aumentare l'offerta, cioè arrivare a 500-600 mila euro all'anno, significherebbe dare ad un calciatore che sarebbe partito dalla panchina, quello che avresti dato ad un potenziale nuovo arrivo e titolare; magari più giovane e magari più forte.

persson blin ritiro

Giusto? Sbagliato? Sono strategie. Che a mio parere non vanno opinate perché a monte sono state fatte valutazioni ben più profonde di quelle che può fare un tifoso che vede la questione con gli occhi a cuoricino. Poi ognuno di noi può dire la sua, ci mancherebbe, ma non bisogna perdere mai il nord che sulla nostra bussola si chiama Lecce. E non nomecalciatore.

Vedendola dal lato romantico invece, la speranza è che tra club e calciatore rimanga un bel ricordo e che i custodi di ciò siano i tifosi innamorati. 

I calciatori passano, la maglia resta e le asticelle vanno alzate… 

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