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di Salvatore Maggio

Lo scontro salvezza andato in scena ieri al Via del Mare ha aperto ad un’infinità di riflessioni sulla stagione sportiva del nostro Lecce, fungendo da sintesi ad una serie di considerazioni che ci accompagnano da inizio anno. 

La maggior parte della tifoseria, ieri, ha voluto manifestare la propria insoddisfazione attraverso i fischi ed i mugugni sia a partita in corso che a fine partita a cui hanno fatto eco i cori della Curva Nord. Pretendere che il tifoso debba necessariamente sostenere incondizionatamente la squadra e la società è un paradosso: il tifoso paga un biglietto per assistere ad uno spettacolo che, qualora non fosse di gradimento, può pensare di fischiare.

Senza dimenticare la moltitudine di tifosi che sostengono spese, viaggi, pernotti pur di seguire il Lecce in lungo e largo per l’Italia. Fischiare è diritto pertanto; continuare ad incoraggiare e tifare fino alla fine dovrebbe essere un dovere di tutti.

E allora perché, nel pieno dell’insoddisfazione e in preda ad una grande delusione, il tifoso può criticare ed un uomo, seppur nella veste di Presidente, non può commettere degli scivoloni figli del periodo che stiamo vivendo tutti? Il nervosismo, la paura sono palpabili e se la lucidità viene meno la situazione può sfuggire di mano. Vogliamo colpevolizzare un uomo che ci ha portato per la prima volta a vivere il sogno di una terza salvezza consecutiva, di uno stadio di proprietà, di un centro sportivo, di un calcio sostenibile al sud Italia grazie alle benedette plusvalenze? 

Avrei, però, evitato di definire una tifoseria di 22mila abbonati da “Serie C”: una tifoseria in crescita negli anni, con migliaia di km e sacrifici alle spalle.

Ciò che desta perplessità e su cui dovremmo riflettere un po’ tutti, ritengo sia l’aspetto culturale che il calcio riveste nelle nostre vite. La sconfitta è parte integrante dello sport e saperla accettare, senza sfociare in atti offensivi, sarebbe il vero salto che come tifoseria potremmo fare, con l’umiltà di saper leggere il momento storico ed economico che stiamo vivendo come Regione e come Paese e di saper capire che il Lecce non è semplice immediatezza ma un progetto volto al futuro.
 

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