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Le premesse non lasciavano presagire nulla di buono: l’assenza di Woodson e di Mouaha (2/5 del quintetto base) ponevano molti dubbi sulle speranze di vittoria in casa del Pesaro, blasonata squadra con il nome Scavolini e vincitrice di ben due scudetti.

Nardò ha fatto la parte dell’agnello sacrificale nel primo quarto, lasciando intendere che se fosse andata bene, avrebbe perso con dignità.

Il secondo quarto inaspettatamente ha visto un cambio netto difensivo del Nardò. 
Chiuso ogni accesso a Pesaro (da segnalare ben tre stoppate di Ebeling), Nardò non solo ha recuperato ma si è portata nettamente avanti, accendendo un lumicino di speranza, nonostante il roster ridotto. 
Un inarrestabile Stewart ha messo alle corde la difesa di Pesaro.

Nel terzo quarto il pressing difensivo avversario ci ha fatto perdere ogni margine di vantaggio in meno di un minuto (con un parziale perso 28 a 13): siamo andati in bambola con una semplice zone press. 
Ma quel che più lascia perplessi è che la squadra ha smesso di cercare il suo miglior marcatore: Stewart, che aveva segnato 20 punti a metà partita, non ha più avuto un passaggio pulito. 
E quando Stewart non segna, Nardò perde.

Troppi i tiri malamente sbagliati da Giuri; insufficiente anche l’apporto di Pagano, con falli spesi inutilmente e ben due sfondamenti in due attacchi.

Ottima la prestazione di Donadio (belle le penetrazioni anni ’80, con arresto e tiro in sospensione) e di Iannuzzi, che oggi ha anche finalmente arretrato la sua posizione difensiva.

Ebeling si conferma un buon difensore: sono tutte sue le cinque stoppate nel tabellino del Nardò.

Ma il mio MVP rimane Stewart, immarcabile e capace di cambiare il volto della partita ogni qual volta è messo nelle condizioni di giocare.

Daniela Maria Libetta

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