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Paulo Dybala, come paziente positivo al Coronavirus, rientra nella casistica di quelle persone a cui serve più tempo per negativizzarsi: a 40 giorni dal tampone che ha sancito la sua positività (era il 21 marzo), l’attaccante argentino non è ancora virologicamente guarito. Vale a dire, il primo test ha dato esito negativo, ma il secondo no, nonostante l’abbia ripetuto più volte. "E’ normale - assicura il professor Giovanni Di Perri, responsabile Malattie Infettive dell’ospedale Amedeo di Savoia a Torino -. E’ un altro lato del virus, noioso e appiccicoso: il range di tempo per la guarigione va dagli 8 ai 37 giorni, con una media di venti. Ma ci sono pure pazienti che hanno aspettato due mesi per negativizzarsi. Dybala non è quindi un fenomeno strano, succede più di quanto si pensi. A circa il 20 per cento dei contagiati, che stanno bene ma sono ancora positivi e talvolta non possiamo dimetterli dall’ospedale perché a casa non hanno le condizioni per poter stare in quarantena". Positivo, ma in buone condizioni di salute, la Joya si allena tutti i giorni, avendo ormai superato la fase più critica del contagio, quando - come lui stesso ha raccontato - ha avuto qualche difficoltà respiratoria. "L’essere ancora positivi dopo un mese non destabilizza il fisico" chiosa Di Perri.
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