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Una formazione quadrata il Chievo Verona, ben organizzata e tignosa. Poi Corini può sostituire Coda, Stepinski e Mancosu con Pettinari, Listowski e Falco, soprattutto Falco. Non esiste paragone tra le due formazioni sulla carta e non parliamo di una squadretta, il Chievo non lo è, ma il pallone è rotondo e ci sta che anche gli avversari possano dire la loro nell'arco dei novanta minuti e ci sta che il Lecce possa vincere nel recupero, quando l'allenatore avversario decide di coprirsi, per paura, pensando che un pareggio sia un risultato da abbracciare con soddisfazione. Corini chiede a Filippo Falco di non giocare largo sulla fascia, lo vuole più nel cuore dell'area ed ancora una volta il tecnico ha ragione, perchè Falco più vicino alla porta è devastante, segna il secondo gol in due partite e regala i tre punti alla formazione giallorossa. Ma partiamo dall'inizio: “genio” schiera dal primo minuto la stessa formazione che aveva ben figurato nei precedenti incontri e non sbaglia perchè il Lecce pressa e toglie fiato ed idee agli avversari, attacca con veemenza e passa anche in vantaggio con pieno merito. Poi accade un corto circuito, una leggerezza pagata a caro prezzo: Lucioni chiama il fuorigioco senza accorgersi che Paganini è andato a contrastare fino alla linea di fondo l'attaccante avversario e non dispone di una moto per recuperare quindici metri ai suoi compagni; senza volerlo mantiene in gioco gli attaccanti del Chievo Verona che pareggia. La partita diventa equilibrata, molto tattica e soprattutto nel secondo tempo non lascia un attimo di respiro agli interpreti nè a chi guarda; ma il Lecce, dall'alto della sua qualità, comanda i ritmi del match e vorremmo dire, anche le pause. Aglietti ha paura. Poi Corini, dopo la sostituzione che non ha prodotto nulla di Zuta per Calderoni, mette mani alla panchina e, le risorse del Lecce, sono tanta roba. Il tecnico dei padroni di casa capisce l'antifona, lui non ha la possibilità di immettere così tanta qualità nella seconda metà della ripresa e pensa a difendersi, altro non può fare. Al Lecce basta una sponda “sporca” di Pettinari per mettere Filippo Falco (che stavolta esulta, eccome se lo fa) nella condizione di essere letale: ancora una volta destro e non sinistro, il suo piede, palla in fondo alla rete a pochi secondi dal triplice fischio e game over, fine della partita. Vittoria, match, tre punti e vetta della classifica, almeno per una notte. Il Lecce, nonostante gli scettici, dimostra anche a Verona di essere la squadra da battere, supera con successo la prima della partita ostiche, dopo aver affrontato e negli ultimi tempi ”asfaltato” formazioni non proprio eccelse. Adesso tutti conoscono il valore della formazione allestita da Pantaleo Corvino. Il compito di Corini e dei suoi uomini? Semplice: non accontentarsi mai. E' la parte più difficile, sicuramente, ma solo i grandi riescono a non abbassare la linea dell'attenzione, la fame di successi, quella di stupire, quella di gridare al mondo: noi siamo i più forti! E ve lo facciamo vedere.
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