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Durante la puntata di “PL Talkandata in onda lunedì sul canale Twitch di PianetaLecce è intervenuto anche Francesco De Pascalis, giornalista de Il Quotidiano di Puglia che ha parlato del momento di forma dei salentini e della sfida del Via del Mare contro il Como. Queste le sue parole:

 

Sulla partita

Sono amareggiato, perché sabato sono tornato al Via del Mare dopo tanto tempo, ma fin dall'inizio ho percepito un’aria di scoraggiamento. In campo è stata una delusione continua, sotto tutti i punti di vista: ho visto una squadra senza la forza di reagire, se non in un breve frangente a inizio ripresa. 

Al di là della prestazione di Ramadani, faccio fatica a puntare il dito contro l’allenatore, perché lo scoraggiamento era evidente in ogni reparto e anche sugli spalti. Questa è forse la cosa che mi fa più male: vedere un Via del Mare che sembrava quasi iniziare ad accettare l’idea della retrocessione. Eppure il calcio è strano, e nonostante tutto — anche dopo Empoli-Venezia — siamo ancora salvi.

 

Sugli errori commessi dal Lecce

Non sono convinto che Giampaolo volesse dimettersi. Piuttosto, ho avuto la sensazione che percepisca una squadra che non segue i suoi richiami tattici. Era stato scelto perché è un uomo di campo, ma oggi vedo una distanza tra lui e il gruppo. Mi sono fatto un’idea di questo campionato: temo che il Lecce stia pagando la scelta di esonerare D’Aversa. 

Con lui era partito un progetto tecnico-tattico pluriennale, con un’identità chiara. Quando hai contezza di quello che sei e di ciò che vuoi diventare, poi tutto diventa più semplice. Ma da quando è stato esonerato, il Lecce si è ritrovato a dover cercare un sostituto. È arrivata una persona eccezionale (Gotti, ndr), ma sin dalla sua riconferma non ho percepito una convinzione piena da parte di entrambe le parti. Da lì è arrivato il secondo esonero, e l’arrivo di Giampaolo, che è tornato dopo un lungo periodo senza panchina.

Quello che sto vedendo – ed è sotto gli occhi di tutti – è che manca la voglia di lottare, fatta eccezione per il presidente. Non vedo giocatori pronti a seguire l’allenatore, ma non vedo nemmeno un allenatore capace di proporre qualcosa di diverso rispetto al passato. È vero, un risultato positivo in partite comunque complicatissime contro Atalanta o Napoli potrebbe ridare ossigeno alla squadra, perché siamo ancora lì. 

Adesso il problema vero è che sembra mancare la forza per reagire, quasi rassegnati all’idea di fare zero punti nelle prossime due. E questa passività è ciò che più mi preoccupa: non stiamo nemmeno provando a invertire il trend. E così diventa davvero difficile.

 

Giusto confermare Giampaolo?

Secondo me, parlare adesso degli errori di Giampaolo è inutile. A chi ha davvero a cuore il Lecce interessa solo una cosa: che qualcuno – sia Giampaolo o chi per lui – riesca a mettere in campo una squadra di guerrieri, capace di tornare a fare punti. 

Alla fine, per salvarsi, credo servano sei punti. Se non dovessimo riuscirci, non ne farò un dramma. L'importante è risalire imparando dai rimorsi e dagli errori commessi, perché anche questo fa parte del nostro DNA. Al di là delle evidenti difficoltà di comunicazione che ci sono state quest’anno, sono convinto che il Lecce affronterà il prossimo campionato – sia in Serie A che in Serie B – da protagonista. 

Se guardiamo il panorama calcistico del Sud Italia, il Lecce è da Champions. Non solo perché dopo il Napoli veniamo noi, ma anche per ciò che ha costruito la società, sul piano della gestione e dei risultati. Su tutto il resto si può e si deve discutere, ma ciò che non deve mai accadere è distruggere quanto di buono è stato fatto in questi anni. Un lavoro in cui i tifosi, la società e gli addetti ai lavori hanno avuto un ruolo centrale.

Adesso tocca alla squadra: è il momento di dimostrare attaccamento alla maglia. Dopo la partita di sabato, mi aspetto una reazione vera, forte. Quanto a Gotti, personalmente non credo che ci fosse l’intenzione reale di richiamarlo, perchè è evidente che qualcosa si è rotto tra le due parti, anche se tra galantuomini basta una semplice stretta di mano per tornare amici come prima. Ma, a prescindere, cambiare rotta in cinque partite è complicato per chiunque. L’unico campo in cui un allenatore può davvero incidere in così poco tempo è quello mentale. Ed è proprio lì che, oggi più che mai, si gioca tutto.

Il momento no di Ramadani

Credo che Ramadani non sia più lo stesso dopo quanto successo contro il Parma. Ho apprezzato molto il fatto che ci abbia messo la faccia nel post partita, ma da quel momento in poi non è più il giocatore che avevamo visto all’inizio. All’inizio ci eravamo illusi di aver trovato un degno sostituto di Hjulmand, ma oggi mi sembra che stia semplicemente aspettando che finisca la stagione. 

Per me, lo spartiacque è stato la sconfitta contro il Milan. Lì si è visto chiaramente che questa squadra non ha la personalità per gestire certi momenti, per mantenere un risultato quando conta davvero.

 

Milan-Lecce ramadani

 

I possibili sostituti di Ramadani

Quando abbiamo visto Pierret al posto di Ramadani, abbiamo detto che correva tanto ma non dava verticalità. Quando è entrato Kaba, lo abbiamo definito lento e macchinoso. E con Berisha abbiamo parlato di inesperienza. Ma alla fine, questi sono i nostri giocatori, ed è su di loro che dobbiamo puntare. 

Dobbiamo sostenerli, spingerli a dare il massimo, perché questa salvezza è difficile, ma la meritiamo tutti. Adesso ci aspettano la prima e la terza della classe, ma il calcio, lo sappiamo, è strano: se ci credi può ribaltare ogni pronostico. Il Venezia, per esempio, ci sta credendo. E anche noi dobbiamo fare la stessa cosa.

 

La contestazione della tifoseria

La tifoseria non è in contestazione, e questo è importante sottolinearlo. Però è anche normale che, dopo otto giornate senza vittorie, si respiri un po’ di scoraggiamento. È umano. Per quanto riguarda il ritiro, non è mai una cosa positiva per i calciatori, perché significa allontanarsi dalle proprie famiglie e dalla quotidianità. Ma in momenti come questi serve a ricompattare l’ambiente, a ritrovare quell’energia mentale che può fare la differenza nel finale di stagione.

 

Gli errori nel mercato di gennaio

Da tifoso, dopo la cessione di Dorgu, mi sarei aspettato l'arrivo di un difensore centrale forte, per sostituire l'infortunato Gaspar, e di una punta. Speravo anche nella cessione di qualche centrocampista, così da poter investire su una mezzala di livello. In generale, mi aspettavo tre innesti importanti, anche perché, dopo aver incassato trentacinque milioni, i tifosi si sarebbero aspettati che almeno dieci venissero reinvestiti sul mercato.

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