header logo

 L'ex difensore Sergio Brio ha rilasciato un'intervista al “Corriere della Sera” in cui ha parlato della sua carriera e di ciò che ha intrapreso dopo la vita da calciatore. Queste le sue parole riguardo l'esperienza in Salento:

I suoi studi dopo la carriera da calciatore

Dopo la carriera di calciatore professionista, quella di allenatore e venti anni da commentatore televisivo, mi sono messo a studiare per diventare mental coach. Mi sono accorto, infatti, di essere portato per coniugare i concetti di leadership, spogliatoio, aiuto reciproco alla vita aziendale. Io non ci penso proprio a fare il pensionato, sono uno che non molla mai. Non mi reggevo più in piedi e ho scelto di farmi mettere due protesi alle cartilagini delle ginocchia contemporaneamente, nel corso di una sola operazione.

 

L'attaccante più forte affrontato


Van Basten per me è stato il più grande di tutti. Era bravo sia di destro che di sinistro, non si faceva mai anticipare. Dopo 15’ di partita mi dicevo: “Sergio, questo non lo fermerai mai”. Non ero in grado di capire se convenisse spostarlo da un lato all’altro in base al piede meno talentuoso come si faceva di solito.

 

 

L'infanzia leccese

I miei genitori erano entrambi parrucchieri, vivevamo di fronte al Convitto Palmieri, dove adesso c’è il museo dedicato a Carmelo Bene. Trascorrevo tutte le ore della giornata a giocare a pallone tra le colonne di quel porticato in stile neoclassico. Per mia fortuna, sopra la nostra casa, abitava il portiere del Lecce che mi raccomandò ai responsabili del settore giovanile, lo stesso in cui si era formato Franco Causio.

 

La sua esperienza al Lecce

A 17 anni mi avevano già ceduto per 400 mila lire al Calimera in Prima Categoria, però papà mandò una lettera per bloccare il trasferimento. Poco dopo mi fecero esordire in serie C, Azeglio Vicini mi convocò nella selezione giovanile, e da lì tutti mi volevano. Soprattutto il Milan era insistente. 

Ho avuto una botta di fortuna, quell’anno ero ripetente a scuola. Sarei diventato contabile. Invece nell’arco di poche settimane mi ritrovai ad allenarmi con i giocatori che collezionavo nelle figurine.

 

Le piace il calcio di oggi?
 

Sinceramente, davanti allo schermo mi addormento, queste partite sono alquanto noiose. Mi viene sempre da ripensare a quando Boniperti sostituì in un colpo solo Capello e Anastasi con Boninsegna e Benetti perché voleva giocatori più coriacei. Inoltre, per noi la società di calcio veniva prima di tutto, la maglia era sacra, i calciatori arrivavano dopo. Adesso prevale un individualismo esasperato.

La sosta nazionali consegna a Giampaolo due elementi chiave: ecco quali
Micarelli: "Giampaolo è un fuoriclasse. Con lui condivido due aneddoti molto belli"

💬 Commenti