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La sensazione che si ha assistendo alle partite del Lecce è che la stragrande potenza di cui dispone non sia ancora compiutamente esternata. Nel posticipo contro il Pescara in realtà, per un'ora buona si è vista, con due gol segnati ed almeno tre sciupati, senza subire niente in fase difensiva. Una pressione costante, portata sin nell'area di rigore avversaria, possesso palla ed azioni su azioni che hanno messo alle corde l'avversario che sembrava fosse la vittima da sacrificare. Poi, è questo il problema su cui Corini deve lavorare, subentra un calo sia fisico che mentale ed il Lecce si complica la vita da solo, subendo a tratti la manovra e incassando gol al primo tiro in porta. C'è da dire, a parziale discolpa dei giallorossi, che le squadre appena retrocesse, anche se più forti della media, spesso tardano a trovare le giuste motivazioni. A Lecce di “mal di pancia” ne sappiamo qualcosa; tanti nuovi arrivi, ragazzi non italiani che magari avevano bisogno di essere presi per mano dai senatori che invece si son dovuti ambientare quasi da soli. Così funziona in tutte le squadre, i “vecchi” accolgono i “nuovi” e pian piano li fanno inserire nel nuovo ambiente. Qui, almeno nei primi tempi, hanno trovato i big con le sinapsi disconnesse e tra un "caso" e l'altro si è dovuto fare si necessità virtù. Il Lecce al completo è una schiacciasassi per questo campionato, con valide alternative in tutti i reparti. Per fare il salto di qualità c'è bisogno di tornare ad essere squadra, di remare tutti insieme e di avere la stessa voglia, la stessa fame. Tecnicamente la formazione allenata da Corini ha pochi eguali, anche a livello di personalità ed esperienza; le soluzioni di gioco sono tante, tutte diverse e di qualità. Stepinski, Coda, Pettinari, Falco, parliamo di un "roster" tra prime e seconde punte, spesso intercambiabili, che non trova pari in B. Mancosu dietro le punte, ora che ritroverà lo smalto, è un lusso. Henderson, Tachtsidis, Paganini, Majer, senza dimenticare il giovane Maselli e l'infortunato Listkowski formano una mediana di spessore e dinamicità. In difesa l'acquisto di Dermaku, unitamente a Lucioni e Meccariello, senza dimenticare l'esperto Rossettini, garantiscono abilità e forza fisica. Calderoni, Zuta ed Adjapong, soprattutto quest'ultimo, corsa e senso della posizione. Senza nominare gli altri ragazzi, come ad esempio Byorkegren, che oggi possono sembrare comprimari ma domani potrebbero diventare protagonisti. Su Gabriel è inutile sprecare aggettivi, è troppo forte il portierone brasiliano che come secondo ha un altro top player per la B: Vigorito. Allora cosa manca a questa squadra? Niente. A voler essere pignoli, forse, un paio di rincalzi, a livello numerico, che verranno sicuramente presi a gennaio. Ha anche in Eugenio Corini un tecnico capace che la categoria l'ha già vinta ed una proprietà appassionata, determinata e vicina alla squadra. Probabilmente per manifestare tutto il potenziale serve conoscersi ancora, forse attendere qualche altra partita ma soprattutto quello che dicevamo prima: la cattiveria agonistica. La voglia di non mollare niente. La capacità di rendere gli avversari "sparring partner" senza dispiacersi di doverli “suonare”. E' la dannazione dei più forti: dimostrare di esserlo. Si può fare, le basi ci sono. Basta volerlo.
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