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Finisce in parità l’incontro dell’Adriatico di Pescara. Partita complicata sotto l’aspetto tattico per l’atteggiamento molto difensivo degli abruzzesi.

Pescara con sistema di gioco di base 3-5-2 mantenuto anche durante la fase di possesso e in fase di non possesso 5-3-2.

Lecce con sistema di gioco di base 4-3-1-2, in possesso 2-3-3-2 e in non possesso 4-3-1-2.

PESCARA

In questa partita la squadra di Mr Grassadonia ha cercato di arginare il potenziale offensivo leccese tenendosi decisamente bassa. Questo ha permesso ai giallorossi di guadagnare molto campo ma, allo stesso tempo, ha permesso agli abruzzesi di chiudere tutti gli spazi rallentando la manovra leccese. Sporadiche sono state le incursioni dei “quinti” bianco-azzurri Bellanova e Masciangelo soprattutto nel primo tempo. Differente l’atteggiamento della squadra di casa nel secondo tempo soprattutto per l’intraprendenza di Maistro mezzala sinistra entrata al posto dell’ex Memushaj.

FASE DI POSSESSO

La squadra abruzzese ha preferito evitare la costruzione dal basso lanciando spesso sulla punta più strutturata fisicamente il danese Odgaard, il quale aveva il compito di difendere il pallone e far salire la squadra. Tale comportamento ha portato i centrocampisti del Pescara a lavorare molto sulle seconde palle (figura 1). Comunque la squadra di casa è stata molto rinunciataria sotto l’aspetto della costruzione e dello sviluppo facendo propendere il pensiero che fosse schierata più con un 5-3-2 che con un 3-5-2.

L’apporto dei quinti, in particolare nella prima frazione di gara, non è stato tale da dover impensierire particolarmente i nostri esterni bassi Maggio e Gallo.

Atteggiamento differente nel secondo tempo con l’inserimento di Maistro che, grazie anche a una vena più propositiva dell’esterno Masciangelo, ha creato non pochi problemi alla fase difensiva leccese. Questo perché durante la spinta di Masciangelo che veniva contrastato dalla nostra mezzala destra, Maistro si inseriva alle spalle di Hjulmand. Il mediano leccese pertanto era costretto a scivolare sull’esterno e dava la possibilità alla mezzala del Pescara di girarsi e condurre palla.

 

In transizione negativa raramente il Pescara ha effettuato un contro-pressing aggressivo perché nel momento in cui perdeva il pallone preferiva abbassare più giocatori possibili sotto la linea della palla e chiudere tutte le linee di passaggio.

FASE DI NON POSSESSO

Il Pescara ha messo in campo una fase di non possesso ordinata forte del fatto che ha preferito non giocare. Chiusa in un 5-3-2 la squadra abruzzese ha rinunciato al pressing offensivo uscendo sugli avversari in prossimità del centrocampo schermando Hjulmand e costringendo il Lecce a una manovra compassata e lenta (figura 3).

C’è da evidenziare che, benché Mr Grassadonia abbia organizzato la fase di non possesso con il principio di avere una squadra bassa e corta, spesso il Lecce ha trovato il pallone tra le linee con i movimenti di Henderson, Coda e Rodriguez, perché i 3 centrali difensivi non sempre hanno avuto la prontezza di rompere la linea e aggredire l’avversario girato di spalle. Situazione che comunque è stata poco sfruttata dai giallorossi. In transizione positiva l’obiettivo è stato quello di effettuare attacchi diretti alla ricerca delle punte per far salire la squadra oppure come è successo nel secondo tempo giocare su Maistro che andava in conduzione.

PALLE INATTIVE

Nelle palle inattive contro il Pescara si è sempre schierato a zona. Tale soluzione solitamente viene utilizzata dalle squadre che peccano nelle marcature, che per struttura fisica (figura 4).

LECCE

Il Lecce di Mr Corini si è schierato con il classico 4-3-1-2 senza modificare gli interpreti dell’ultima vittoriosa partita casalinga.

FASE DI POSSESSO

I giallorossi hanno prediletto sempre la costruzione dal basso questa volta senza avere troppi patemi d’animo causa l’atteggiamento rinunciatario del Pescara. L’azione spesso vedeva Lucioni avanzare quasi a centrocampo palla al piede indisturbato. Con la linea di passaggio per Hjulmand chiusa, il gioco si sviluppava per linee esterne con l’allargamento e abbassamento di Bjorkengren e il contestuale avanzamento di Gallo. L’obiettivo di Corini era quello di far uscire la mezzala pescarese in marcatura sul centrocampista svedese, tenere impegnato Bellanova con l’avanzamento di Gallo e cercare la linea di passaggio su Henderson che si portava in zona palla.

Spesso l’allenatore leccese opta per l’apertura delle mezzali sugli esterni e il movimento d’incontro delle punte come l’azione al 27’ che ha visto il passaggio di Maggio verso Coda che ha proseguito di tacco per Rodriguez con quest’ultimo che ha suggerito sull’esterno per Majer arrivato poi al cross.

Come sempre in transizione negativa alta il Lecce ha cercato subito la riaggressione e la chiusura degli appoggi (figura 6).

FASE DI NON POSSESSO

La partita, durante la fase di non possesso ha richiesto un grande dispendio psicofisico in particolare dei terzini e delle mezzali, in considerazione del fatto che bisognava gestire i quinti avversari (figura 7) ed avere una costante attenzione nella gestione delle seconde palle e nella lettura delle traiettorie. Proprio in questa situazione è salito in cattedra il mediano giallorosso Hjulmand, che oltre a cercare continui smarcamenti per la costruzione del gioco, ha effettuato una grande prova anche in fase di non possesso con 5 intercetti importantissimi.

PALLE INATTIVE

Il Mister leccese sui calci d’angolo contro ha preferito la marcatura a uomo contrariamente al suo collega pescarese come si vede in figura 8.

Particolare è stata la gestione invece delle rimesse laterali contro. Majer e Bjorkengren le hanno gestite in maniera differente, probabilmente per un’attenzione diversa. Nella figura 9 si nota come Majer non vada a marcare il battitore permettendogli di giocare la palla nel momento in cui gli torna il passaggio. Mentre nella figura 10 lo svedese si posiziona in modo tale che non possa esserci un passaggio di ritorno al battitore togliendo pertanto una soluzione di passaggio facile.

Il Lecce butta letteralmente due punti, ancora una volta nei minuti di recupero. Il pareggio del Pescara sarebbe irregolare per un netto fuorigioco di Busellato, ma ciò non può giustificare un approccio alla gara fin troppo macchinoso, con una manovra lenta (anche per merito degli avversaqri) e i giocatori leccesi privi di grinta chiusi costantemente dalla densità messa in campo dalla compagine di Grassadonia. Come detto precedentemente, l’ingresso nel secondo tempo di Maistro ha creato non pochi grattacapi ai giallorossi. Così non è stato per gli ingressi effettuati tra le fila giallorosse che non hanno inciso positivamente come sperato, anzi hanno subito il gioco avversario nell’ultima frazione di gioco.

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