Stop ai vantaggi del "Decreto Crescita"? Forse no. La Serie A ci spera, ecco perché
I club italiani sperano di poter beneficiare ancora dei vantaggi fiscali nonostante la riforma dello scorso dicembre
Quando nel 2019 entrò in vigore l'ormai celebre “Decreto Crescita”, l'obiettivo del legislatore era quello di favorire il rientro in Italia dei cosiddetti “cervelli in fuga”, grazie a una serie di benefici fiscali legati al “rimpatrio” dei lavoratori residenti all'estero.
Il Decreto Crescita in Serie A
Le pieghe della legge, tuttavia, sono state utili anche ai club di Serie A per acquistare calciatori provenienti dall'estero, beneficiando di notevoli incentivi fiscali legati al pagamento degli ingaggi. Il caso più emblematico? Quello di Cristiano Ronaldo alla Juventus. Ma non solo, sono tanti i campioni acquistati dai club italiani beneficiando del “Decreto Crescita”, da Lukaku a Thuram, passando per Theo Hernandez e Rabiot. Ma come funziona in concreto? Semplificando la questione, le società nostrane possono tesserare calciatori provenienti dall'estero con una detassazione del 50% dell'imponibile ai fini del calcolo Irpef. Pertanto, viene tassata soltanto la metà dello stipendio che percepisce il calciatore proveniente dall'estero. In questo modo, i club possono garantire ai tesserati uno stipendio netto più alto, risparmiando sul lordo.
La riforma
L'applicazione del decreto, tuttavia, è stata fortemente limitata lo scorso dicembre, con l'introduzione di alcuni requisiti di elevata qualificazione che taglierebbero fuori gli ingaggi dei calciatori. Una decisione che ha fatto discutere, rispetto alla quale molti hanno lanciato l'allarme, ritenendo che la sostanziale “disapplicazione” del decreto crescita al mondo del calcio finirebbe per influire notevolmente sulla competitività dei club di Serie A.
Le novità
Tuttavia, secondo quanto riportato da Repubblica, le maglie della riforma non sarebbero così strette e gli esperti dei club e della Lega di Serie A sono già al lavoro per interpretare se e in che modo il “Decreto Crescita” possa ancora risultare applicabile. Per quanto riguarda i tesserati arrivati in Italia prima del 31 dicembre del 2023 non ci sarebbero grossi problemi: resta salvo il diritto ai 5 anni maturati di imposta agevolata, oltre a tre anni successivi. In questo modo, la riforma non andrebbe a incidere sui rinnovi dei contratti dei giocatori già tesserati. I quesiti sono legati, invece, ai nuovi arrivi dall'estero nel 2024. La nuova legge prevede, come detto, dei requisiti di elevata qualificazione dei lavoratori “rimpatriati”: il possesso di una laurea triennale, una soglia di reddito di 600 mila euro, il trasferimento in Italia con un figlio, ovvero la nascita di un figlio o l'adozione di un minore di età. Requisiti difficili da applicare al mondo del calcio, ma i club sperano ancora di trovare il modo per beneficiare dei vantaggi fiscali.
Il Decreto Crescita e il Lecce
La questione non riguarda chiaramente solo le grandi squadre, ma anche realtà come il Lecce. La società giallorossa, infatti, ha potuto beneficiare degli incentivi fiscali del “Decreto Crescita” per tanti colpi a titolo definitivo arrivati dall'estero, come Pongracic, Oudin, Ramadani e Krstovic, per menzionare solo quelli arrivati la scorsa estate.